Dall’appoggio a Donegani al “terzo polo” moderato: le possibili alternative dem a Di Stefano

 
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Di Stefano e Donegani durante uno degli incontri dell'agorà politica

Gela. Ieri, una riunione per tentare di dare una direzione al percorso verso le amministrative. Il commissario Giuseppe Arancio ha voluto precisare che ci sarà bisogno di almeno “altri dieci giorni”. Gli umori, tra i dem, sono tutt’altro che convergenti. Anche a seguito del vertice di ieri sera, pare che chi si schiera con l’agorà a guida Terenziano Di Stefano (candidato a sindaco sostenuto anzitutto dai grillini del Movimento cinquestelle) sia attualmente in minoranza. L’ex vicesindaco, cinque anni fa alleato dei democratici con il progetto civico, non convince una parte dello zoccolo duro dem. Il sostegno senza se e senza ma assicuratogli dai grillini sarebbe prova di una scelta già predeterminata, secondo quello che filtra. Una valutazione che tende a prendere piede in casa Pd seppur nella struttura commissariale i vice di Arancio, Giuseppe Fava e Francesco Di Dio, sono invece convinti fautori del campo largo, in un percorso confluito su Di Stefano e fondato, tra gli altri, proprio dal partito cittadino. C’è stato il tentativo di resettare, rivolgendosi al garante dell’agorà Nuccio Di Paola. Il coordinatore regionale M5s ha però detto no: si va avanti con il campo largo che ricomprende i civici, “Ripartiamo da zero” dell’imprenditore Melfa, Azione, Sud chiama nord, il partito comunista e il gruppo “Idee e partecipazione”. I democratici, a questo punto, non disdegnano di tracciare profili differenti e potrebbero farsi interpreti di alleanze decisamente oltre i confini dell’agorà.

In campo, per la candidatura a sindaco, c’è sempre l’ex parlamentare Ars Miguel Donegani, sostenuto da “PeR”, Sinistra italiana e “#2029”. È un dirigente del partito e non si è mai tirato fuori, anzi. I contatti ci sono sempre stati, soprattutto nella fase di preparazione della sua candidatura. I dem potrebbero appoggiarlo ufficialmente? È una soluzione non impraticabile e se ce ne fossero le condizioni, da ampliare ad altre forze. Una parte dello zoccolo duro, inoltre, ormai guarda con interesse ad una sorta di terzo polo. Moderati (compresi i renziani di Italia Viva), le liste di Federico e gli autonomisti dell’Mpa, sono potenziali interlocutori in un cammino che romperebbe gli schemi dei blocchi in via di costruzione. Un candidato condiviso potrebbe creare il perimetro per una soluzione elettorale da costruire come cantiere anche piuttosto atipico. In città, visti i precedenti, non sarebbe comunque una novità. Il Partito democratico si trova in mezzo ad una rosa dei venti: dovrà trovare la direzione da seguire, senza perdere pezzi.

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