Gela. Ci sarebbe stato un unico filo rosso per il traffico di droga in città, con collegamenti ormai consolidati in diverse aree dell’isola. A reggerne le sorti “erano i Di Gennaro-Liardo”. Così ha spiegato questa mattina, davanti al collegio penale del tribunale, il pm Stefano Strino. La Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta coordinò le attività investigative, sfociate nel blitz “Cruis”, continuazione quasi ideale di altre due precedenti operazioni. Per l’accusa, erano Crocifisso Di Gennaro, Nicola Liardo e Manuel Ieva, le menti di un affare consistente, quello delle sostanze stupefacenti. Nelle stesse ore degli interrogatori successivi al blitz “Ianus”, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Fabrizio Giannola), sono state chieste pesanti condanne per i coinvolti, alcuni dei quali finiti sotto misura anche per l’indagine sfociata nelle misure eseguite ieri. Ventisei anni e sei mesi di reclusione sono stati indicati proprio per Di Gennaro e ventiquattro anni per Ieva, entrambi arrestati pure ieri. Ventuno anni di detenzione è la conclusione finale sviluppata per la posizione di Nicola Liardo. Sedici anni di detenzione per Vincenzo Cannizzo, dodici anni e dieci mesi a Giuseppe Barbagallo, dodici anni e tre mesi per Vincenzo Ieva, dodici anni per Almarin Tushja, undici anni e tre mesi sia per Vincenzo Vella sia per Antonino Santonocito, dieci anni e sei mesi per le posizioni di Monia Greco (moglie di Nicola Liardo) e Francesco Barbagallo, sei anni a Fail Menkai e Salvatore Santagati. Infine, due anni per Rosario Marchese e Valentina Bellanti (nella vicenda della compravendita del bar Cruis per gli investigatori punto di riferimento dello spaccio e degli appuntamenti volti alle cessioni), un anno e sei mesi a Giovanni Palmieri e Nunzio Vasile. Secondo il pm della Dda, tutti furono coinvolti, con ruoli diversi, nel giro di droga che avrebbe assicurato profitti ingenti e contatti con tante zone dell’isola. Gli investigatori concentrarono il focus sugli affari di Di Gennaro, piazzando sistemi video nei pressi della sua abitazione ma anche a ridosso di quella dei Liardo. Per l’accusa, come confermerebbe il blitz “Ianus” di ventiquattro ore fa, l’attività legata alla droga non si sarebbe mai fermata, neppure durante i periodi di detenzione degli imputati, legati spesso da vincoli familiari e di parentela.
Le piazze di spaccio ragusane, palermitane e catanesi, pare fossero punti di approdo importanti per le forniture di droga ma anche per cessioni di ingenti quantitativi. Nelle prossime udienze, toccherà ai difensori esporre le rispettive conclusioni. L’ha già fatto l’avvocato Enrico Aliotta nell’interesse di Palmieri, nei cui confronti si concentrano imputazioni di minor peso. Le prime attività investigative risalgono ad oltre dieci anni fa, poi sfociate nel blitz. Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Cristina Alfieri, Giovanna Cassara’, Desiree Iaglietti e Walter Tesauro.