Gela. Troppo silenzio della politica intorno a quanto accaduto all’ex villa Murana, confiscata alla criminalità organizzata e destinata a centro di aggregazione per i giovani in difficoltà. È stata data alle fiamme, con un’azione chiaramente dolosa. Il sindaco Lucio Greco si sarebbe aspettato una presa di posizione netta da parte delle tante espressioni della politica del territorio. “Mi dispiace dover constatare come l’attentato incendiario ai danni della villa confiscata alla mafia e destinata, per fini sociali, all’associazione onlus “Casa Rosetta”, sia stato ignorato da quasi la totalità della classe politica gelese. Non mi sembra, questo, un bel modo di iniziare la nuova competizione elettorale. La classe politica non può infatti ignorare che la nostra è una città ad alto rischio e non può lanciare il messaggio che certi problemi non riguardano la nostra funzione. In questi giorni di frenetiche consultazioni – dice Greco – di tutto si è parlato ma su questo grave episodio nessuno ha fatto sentire la propria opinione e il proprio sostegno alle forze dell’ordine e alla magistratura. Ci si è comportati, insomma, come se ci trovassimo di fronte ad un fatto di ordinaria delinquenza e non invece di fronte ad un fatto inquietante ed emblematico di una certa cultura che spetta a noi respingere e combattere. Non riuscire a cogliere certi preoccupanti segnali di manifesta illegalità, equivale a lanciare messaggi di totale sfiducia nelle istituzioni”.
Il sindaco, nelle ore successive ai fatti arrivato nell’immobile per constatarne le condizioni, vuole ribadire che “lo Stato c’è”. “Ha dimostrato di esserci – conclude Greco – spetta alla politica dimostrare di essere al suo fianco, nella convinzione che certe battaglie si vincono se si marcia tutti dalla stessa parte. Su tutto possiamo dividerci, ma non su questo”. Sull’incendio sono state avviate indagini, coordinate dalla procura. Il procuratore capo facente funzioni Lucia Musti ha parlato di “una sfida allo Stato”.