Gela. Parti civili, in dibattimento, saranno solo i familiari degli operai deceduti e i lavoratori che hanno contratto gravissime patologie. Sindyal e Raffineria in giudizio. Non è stata accolta, invece, la richiesta di costituzione giunta dai legali di altri sessantatre operai dell’indotto Eni, rappresentati dai legali Lucio Greco e Davide Ancona. Il giudice Miriam D’Amore ha dato lettura, in aula, dell’ordinanza legata al procedimento penale avviato ai danni di trentasei imputati, tutti vertici di raffineria e delle aziende dell’indotto. A processo, ci sono Angelo Tuccio, Salvatore Di Guardo, Gioacchino Gabbuti, Francesco Fochi, Antonio Borgia, Pier Giorgio Covilli, Giancarlo Picotti, Cesare Riccio, Antonio Catanzariti, Pasqualino Grandizio, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Ferdinando Lo Vullo, Giuseppe Genitori D’Arrigo, Francesco Cangialosi, Luciano Di Buò, Salvatore Maranci, Vito Milano, Orazio Sorrenti, Vincenzo Piro, Aurelio Faraci, Giuseppe Di Stefano, Giuseppe Lisciandra, Salvatore Di Dio, Andrea Frediani, Giacomo Rispoli, Giuseppe Ricci, Battista Grosso, Arturo Borntraeger, Giovanni Calatabiano, Giuseppe Farina, Salvatore Vitale, Antonio Fazio, Giovanni La Ferla e Renato Monelli. Lo stesso magistrato, accogliendo la richiesta giunta proprio dalle parti civili, ha comunque autorizzato la chiamata in giudizio, come responsabili civili, delle società Sindyal e Raffineria di Gela. Tra le accuse mosse agli imputati, oltre a quella di lesioni, c’è l’omicidio colposo. Almeno due ex lavoratori sono morti dopo aver contratto patologie generate dall’esposizione ad amianto e altre sostanze pericolose. Una ricostruzione che verrà condotta in dibattimento dal pubblico ministero Eugenia Belmonte. Parti civili sono anche l’Osservatorio Nazionale amianto e l’associazione Aria Nuova, con gli avvocati Maurizio Cannizzo, Lucio Greco, Davide Ancona ed Ezio Bonanni, oltre ai lavoratori oggi malati, in giudizio con gli avvocati Vittorio Giardino, Paolo Testa, Concetta Di Stefano e Antonio Impellizzeri, Laura Caci e Luisa Campisi. Le indagini, condotte dai militari della capitaneria di porto e da quelli dell’aliquota di polizia giudiziaria, si sono estese per un lungo arco temporale. I lavoratori della fabbrica di contrada Piana del Signore sarebbero stati costantemente a contatto con l’amianto e con altre sostanze molto pericolose. Nel pool di difesa, infine, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Raffaela Nastasi, Piero Amara, Alessandra Geraci, Gualtiero Cataldo, Luca Mirone, Nicola Granata, Carlo e Luigi Autru Ryolo, Carlo Federico Grosso, Attilio Floresta, Salvatore Panagia e Michele Castellano.