Gela. “Le indagini vanno riaperte”. A chiederlo sono i familiari e i legali di chi negli scorsi anni perse la vita dopo la somministrazione del vaccino anti-Covid AstraZeneca. Tra i casi, quello della docente gelese Zelia Guzzo, a sua volta deceduta. L’avvocato Valerio Messina, che assiste la famiglia, pure in nome dei colleghi che rappresentano altre vittime, ha scritto alla redazione di Report, programma Rai di inchiesta che di recente ha fatto emergere più interrogativi irrisolti su quei vaccini. La stessa sorte di Zelia Guzzo l’hanno avuta Augusta Turiaco, Davide Villa e Mario Turrisi. Oltre che dal legale gelese, l’appello è sostenuto dagli avvocati Daniela Agnello, Stefano Maccioni, Angelo Tudisca, Antonio Cozza, Carmelo Peluso e Assunta Costanza. Le perizie hanno individuato un nesso causale tra la somministrazione del vaccino e le conseguenze estreme. Le procure hanno però confermato le richieste di archiviazione. Legali e familiari delle vittime “chiedono alle procure della Repubblica competenti la riapertura delle indagini contro AstraZeneca per l’ipotesi di plurimi omicidi colposi. Nei rispettivi procedimenti penali le relazioni medico-legali hanno attestato la sussistenza di un nesso causale tra la somministrazione del vaccino AstraZeneca e i decessi ma le procure hanno presentato richiesta di archiviazione del procedimento penale”. “A seguito dei nuovi e inquietanti fatti emersi dalla trasmissione televisiva “Report” dell’11 febbraio 2024, condotta da Sigfrido Ranucci, i familiari hanno avviato nuove iniziative e chiedono alle procure la riapertura delle indagini e l’accertamento della verità con la risposta agli allarmanti interrogativi rimasti privi di accertamenti rispetto ad un vaccino che dalla fine del 2021 non è stato più utilizzato in Italia e in altri paesi europei e che ha causato la morte di giovani donne e uomini”, si legge ancora.
L’avvocato Messina e gli altri difensori rimarcano tutti i dubbi rimasti irrisolti. “I trials sulla sperimentazione sono stati condotti e aggiornati in maniera corretta? Come mai non hanno tenuto conto degli studi scientifici pubblicati già negli anni 2000 sull’uso degli adenovirus come “vettori” che evidenziavano possibili problemi di trombocitopenia e di coagulazione negli animali? Perché le comunicazioni e le informazioni sugli effetti collaterali del vaccino AstraZeneca e in particolare sui possibili coaguli di sangue con piastrine basse sono state divulgate in modo ufficiale solo il 25 marzo 2021, laddove vi erano stati già dei casi in Inghilterra a partire dalla fine di gennaio del 2021? Perché a seguito dei gravi eventi trombotici verificatisi in Inghilterra già nei mesi di gennaio e febbraio 2021 non si è provveduto all’immediato aggiornamento e modifica del consenso informato e del foglietto illustrativo del vaccino somministrato in Italia? E ancora, perché la sospensione in Italia per gli under 60 a partire dal mese di giugno 2021 e in ultimo l’uscita dal mercato nel 2023 del vaccino, così come tanti altri interrogativi sono rimasti senza risposta?”, è riportato nell’appello pubblico. Le azioni avviate dalle famiglie e dai legali “non si fermano”. Vogliono arrivare alla verità “su un vaccino che ha determinato la morte dei propri congiunti”. “Allo stato attuale, permangono le diverse ombre e gli inquietanti dubbi e si auspica che questa volta il coordinamento delle procure italiane ed europee che si è occupato delle morti italiane ed estere a causa del vaccino, voglia indagare e accertare i fatti, approfondire e fare chiarezza in nome di Augusta, Zelia, Davide, Mario e delle tante vittime del vaccino AstraZeneca”, concludono.