Gela. Quattro anni sotto usura, prima di denunciare il presunto strozzino. E’ quanto emerso dalle testimonianze rese in aula da tre imprenditori, che sarebbero tutti finiti nella rete dei soldi a strozzo.
I soldi ad usura. Le accuse vengono mosse nei confronti di Roberto e Salvatore Ingegnoso, Concetta Di Pietro e Onofrio Celona. I soldi ad usura, almeno in base alle accuse, sarebbero stati garantiti da Roberto Ingegnoso. “Pattuimmo di doverli restituire con un interesse del dieci percento mensile – hanno spiegato gli imprenditori rispondendo alle domande del pm Andrea Sodani e dei legali – abbiamo scelto di attivare dei mutui per restituire oltre mezzo milione di euro di interessi. Finimmo di pagare nel 2008”. I prestiti e il vorticoso giro di denaro sarebbero passati anche per diversi istituti di credito locale. “Ingegnoso – ha detto uno degli imprenditori sentiti – aveva un rapporto privilegiato con un funzionario di banca locale che ci permise di attivare un fido”. Gli imprenditori e le società edili al centro della vicenda sono parti civili con gli avvocati Davide Limoncello e Giovanna Zappulla. I testimoni, chiamati a deporre davanti al collegio penale del tribunale, presieduto da Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni, hanno risposto alle domande di uno dei legali di difesa, l’avvocato Raffaela Nastasi. Roberto Ingegnoso, anche in aula, ha sempre escluso di aver prestato soldi ad usura e di aver chiesto la restituzione degli interessi. Si sarebbe subito allontanato da quegli imprenditori che gli avevano chiesto il prestito. Gli altri imputati, invece, avrebbero avuto un ruolo secondario nel presunto giro d’usura. Nel pool di difesa, ci sono, inoltre, gli avovcati Flavio Sinatra, Rocco La Placa e Antonio Impellizzeri.