Gela. Le ordinanze che hanno prorogato il servizio rifiuti con Tekra, per il 2023, fino a settembre, erano “illegittime”. I giudici del Tar Palermo, soprattutto, precisano che il Comune deve rivedere i prezzi riconosciuti all’azienda campana, adeguandoli ai parametri dell’indice Foi e adattando pure i valori del costo del lavoro “secondo gli indici tabellari previsti dal Contratto collettivo di categoria”. I magistrati amministrativi hanno accolto il ricorso presentato dall’azienda campana, che proprio lo scorso anno, dopo quasi un decennio, ha lasciato le attività in città, sostituita dall’in house Impianti Srr. Come indicato dal legale della società, le proroghe dello scorso anno vennero disposte sempre sulla base delle condizioni dell’appalto del 2014, aggiornate nel 2020. Una consuetudine che i giudici amministrativi considerano non in linea con la disciplina e con la giurisprudenza in materia. Le esigenze di urgenza, dovute all’impossibilità di interrompere un servizio essenziale come la raccolta dei rifiuti, per il Tar non possono incidere sulle condizioni contrattuali e sui prezzi che vanno aggiornati e adeguati. “La richiamata situazione di urgenza non può giustificare la definizione in via autoritativa e definitiva dell’importo dei canoni da corrispondere al gestore, atteso che il profilo economico del rapporto non può in alcun modo essere attratto dai presupposti di contingibilità e urgenza”, si legge nelle motivazioni che hanno contribuito all’accoglimento dell’azione di Tekra. “Il Comune intimato dovrà accertare l’effettivo aumento dei prezzi e l’esattezza della documentazione tecnico-contabile prodotta dalla ricorrente a sostegno della richiesta di revisione prezzi”, rilevano i giudici palermitani.
In diverse occasioni, nonostante rapporti istituzionali spesso assai freddi, gli imprenditori di Tekra insistettero per una revisione dei canoni, ritenendo quelli del 2014 non più idonei davanti all’aumento dei prezzi. Palazzo di Città, che si è costituito nel procedimento concludendo per l’infondatezza delle istanze del gruppo campano, dovrà quindi “adeguare il compenso da corrispondere alla società”. Una pronuncia che può mettere in difficoltà le economie dell’ente, già fortemente intaccate dal dissesto.