Gela. Non doversi procedere per prescrizione. Si chiude il dibattimento scaturito da un’indagine che ebbe come punto di riferimento alcune società gestite dalla famiglia Domicoli e attive nel settore dell’ortofrutta.
Le verifiche sulle società. Per i magistrati della procura, Aurelio Domicoli, già coinvolto nell’inchiesta antimafia “Tagli pregiati”, avrebbe continuato a portare avanti la propria attività attraverso una nuova società, formalmente intestata ad alcuni familiari. Così, sono tutti finiti a processo con l’accusa di intestazione fittizzia di beni. Difesi dagli avvocati Flavio Sinatra e Raffaela Nastasi, gli imputati hanno sempre escluso di aver voluto coprire una presunta gestione occulta delle società, impegnate anche all’interno del mercato ortofrutticolo di Giardinelli. Davanti al collegio penale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Tiziana Landoni ed Ersilia Guzzetta, è stato sentito uno dei militari della guardia di finanza che effettuò le verifiche sulle compagini societarie. “Abbiamo appurato – ha detto – che alcuni dipendenti della società già gestita da Aurelio Domicoli si erano trasferiti alle dipendenze di un’altra azienda, da poco costituita, intestata ai familiari dello stesso Domicoli. Lui, però, frequentava spesso la sede aziendale e i box del mercato di Giardinelli”. Le verifiche sulle mosse di Aurelio Domicoli vennero condotte proprio nel periodo successivo all’emissione dei provvedimenti relativi all’inchiesta antimafia “Tagli pregiati”. I difensori, invece, hanno sottolineato l’assenza di riscontri certi, eventualmente utili a collegare la nuova società allo stesso Domicoli. Il pubblico ministero Andrea Sodani ha comunque chiesto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Una richiesta accolta dal collegio che, in questo modo, chiude il procedimento a carico di Aurelio, Denise e Crocifissa Domicoli, di Rosario Perna e Francesco Cirignotta.