Gela. Allo sciopero nazionale di martedì di tutti i siti Eni nazionali a Roma (la manifestazione avrà inizio alle 15), ha dato la sua adesione anche il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni. “L’Eni e’ fino a prova contraria
una grande azienda a capitale pubblico – dice Bonanni – il governo Renzi non puo’ stare dunque alla finestra di fronte all’ipotesi di chiudere alcune raffinerie in Italia e di dismettere l’impianto di Gela. Sarebbe un disastro non solo per l’industria chimica ma anche per tutto l’indotto che ruota intorno a quei siti industriali”.
“Non possiamo assistere inermi al blocco di investimenti, al ridimensionamento degli assetti industriali e occupazionali e della politica energetica del Gruppo Eni nel nostro paese” – ha aggiunto Bonanni – l‘Eni deve riconsiderare le sue scelte strategiche ma il Governo deve fare la sua parte perche’ il tema dell’energia e’ strategico per il futuro industriale del nostro paese”.
“L’annuncio shock dell’Eni di mettere in discussione l’intero impianto strategico della chimica e della raffinazione in Italia comporta pesanti ricadute sull’intero sistema industriale e occupazionale nel nostro paese, facendo terra bruciata sull’industria italiana.
Questo il Governo lo deve sapere, in primis il Presidente del Consiglio!”
Non usano mezzi termini i segretari generali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, Emilio Miceli, Sergio Gigli, Paolo Pirani
“Colpi di spugna – insistono i tre leader sindacali – su accordi e investimenti Eni già sottoscritti (come quello di Gela) sono inammissibili. Al governo – ricordano – abbiamo chiesto l’immediata convocazione di un tavolo negoziale, che si terrà mercoledì 30 luglio al ministero dello Sviluppo Economico. Se la politica industriale richiede anche di rivalutare l’intervento pubblico nell’economia, allora – dicono i tre sindacalisti – il Governo chiarisca se l’Eni risponde solo al mercato e alla Borsa o deve dar conto delle decisioni anche all’azionista di riferimento”.
“Se è vero, come è vero, che l’Italia ha bisogno degli investimenti e della presenza industriale di Eni, non possiamo assistere inerti – concludono i tre segretari generali – ad un grande gruppo che rischia di uscire dall’industria. Ci batteremo con tutte le nostre forze affinchè ciò non avvenga: è per questo che abbiamo l’obbligo di tenere uniti tutti i lavoratori del Gruppo”.