Gela. Tre anni e sei mesi di reclusione. Il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), ha condannato un operaio romeno. L’uomo, che vive da tempo in città, era accusato di violenze e maltrattamenti ai danni dell’ex consorte, che si è poi trasferita altrove. Il collegio lo ha assolto però dalla contestazione di violenza sessuale. I fatti vennero denunciati proprio dalla donna, parte civile nel procedimento, assistita dai legali Valentina Lo Porto e Federica Maganuco. L’imputato è invece rappresentato dall’avvocato Giuseppe Cascino. La difesa, sia nel corso dell’istruttoria sia durante le conclusioni, ha posto l’accento su quelle che sono ritenute contraddizioni nel racconto dell’ex ma anche di altri testimoni, a partire da quanto riferito dal nuovo compagno della donna. L’imputato ha sempre escluso violenze. Ha invece parlato di una vita scandita soprattutto dai ritmi del lavoro e di un rapporto matrimoniale che via via si andava incrinando.
Secondo questa versione, non avrebbe mai picchiato l’allora consorte ma anzi sarebbe stato abbandonato del tutto. Uno scenario differente lo ha tracciato la procura, che ha confermato le contestazioni. A lei è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, da definire in sede civile. La difesa attende le motivazioni e si rivolgerà alla Corte d’appello.