“Eni e la politica svendono il territorio”, il sindacato boccia le “chiacchiere”

 
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Gela. Perchè il tavolo di trattativa al ministero dello sviluppo economico sul caso Eni non è stato ancora convocato nonostante l’impegno assunto direttamente dal ministro Federica Guidi?

I segretari provinciali generali di Cgil, Cisl e Uil, Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro vogliono chiarezza. Qual’è il timore? “Non siamo disposti – spiegano – a partecipare alla svendita del territorio e denunciamo un palese tentativo di realizzare a Gela, con la complicità delle istituzioni politiche, investimenti alternativi alla storia industriale dell’Eni in città, concedendo al gruppo una via d’uscita accompagnata dal silenzio che ha il sapore della rassegnazione, ciò che il sindacato confederale non consentirà”.
Da settimane, non a caso, si fanno sempre più insistenti le voci di un interessamento di Eni, tramite la controllata Enipower, al progetto Agroverde. Neanche la soluzione della bio raffinazione, comunque, sembra convincere. Uno scambio che i sindacati farebbero fatica ad accettare davanti alla perdita di decine di posti di lavoro nell’indotto della fabbrica di contrada Piana del Signore. “Gela e il territorio – continuano – rivendicano investimenti complementari e non permute dell’ultima ora che mettono fine ad una vertenza che il sindacato ha trasformato, come il caso merita, in una delle più importanti e complesse vertenze italiane delle quali il governo nazionale deve occuparsi”.
Il sindacato, stando ai segretari, lavora per “ottenere fatti e non semplici chiacchiere”. Insomma, cosa bisognerà dire al premier Renzi che, alla vigilia d’agosto, aveva preannunciato un suo ritorno in città per il 7 novembre? Gli operai attendono le prossime mosse con enormi dubbi sull’immediato futuro, loro e delle rispettive famiglie. Intanto, nell’indotto, le parole d’ordine sono diventate: cassa integrazione e mobilità.

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