Gela. Almeno due immobili, a Livorno, vennero affittati a donne e transessuali brasiliani che li utilizzavano per prostituirsi. Le indagini sui due agenti di polizia penitenziaria. Sono state pubblicate le motivazioni che hanno condotto i giudici della Corte di Cassazione a confermare la condanna, già imposta nei precedenti gradi di giudizio, ad un agente di polizia penitenziaria gelese. Il cinquantaduenne Francesco M. è stato riconosciuto colpevole del reato di favoreggiamento della prostituzione. La pena finale è di due anni e due mesi di reclusione. In primo grado, i giudici livornesi gli avevano imposto la condanna a quattro anni e mezzo di detenzione, ridotti a due anni e mezzo davanti alla Corte di appello di Firenze. Per i magistrati romani di Cassazione, ai quali si è rivolto il difensore dell’uomo, l’altro capo di imputazione, ovvero il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, viene assorbito proprio dall’accusa di favoreggiamento della prostituzione. Per questa ragione, è stata decisa la diminuzione della pena a due anni e due mesi. In base alle indagini, l’imputato, insieme ad un collega che ha definito la propria posizione processuale già in precedenti gradi di giudizio, diede in affitto due immobili, a Livorno, a donne e transessuali brasiliani che pagavano settimanalmente un canone. In quel periodo, l’agente di polizia penitenziaria prestava servizio nel carcere delle Sughere, proprio nel centro toscano. I giudici romani hanno respinto gli altri motivi del ricorso presentato dal difensore, accogliendo la ricostruzione già condotta dai giudici livornesi e da quelli fiorentini di secondo grado.