Gela. Tre anni di reclusione con l’accusa di bancarotta fraudolenta. I giudici della Corte di appello di Brescia hanno ridotto la pena imposta ad un impiegato gelese, finito al centro di un’indagine legata ad una serie di compravendite immobiliari e società di comodo.
La compravendita immobiliare. In primo grado, i giudici del tribunale di Mantova avevano pronunciato un verdetto di condanna a sei anni e nove mesi di reclusione. Rocco T. ha sempre escluso di aver avuto un ruolo nella compravendita da oltre un milione di euro, risultando solo come amministratore di fatto di una delle società controllate. Il meccanismo, invece, sarebbe stato architettato da un professionista gelese, in passato già al centro di altre indagini dello stesso tipo. In appello, il legale appena nominato, l’avvocato Maurizio Scicolone, ha descritto l’intera vicenda, partendo proprio dal ruolo marginale che sarebbe stato ricoperto dall’imputato. Una linea che ha in parte convinto i magistrati bresciani che hanno optato per un verdetto di condanna ridotto rispetto a quello di primo grado.