Caltanissetta. In aumento le iscrizioni per reati legati al traffico e allo spaccio di droga, diminuiscono invece quelle per contestazioni di mafia. I dati sono stati indicati dal presidente della Corte d’appello di Caltanissetta Giuseppe Melisenda Giambertoni e dal procuratore generale Fabio D’Anna, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Sono 8.966 i procedimenti sopravvenuti contro indagati noti nelle procure ordinarie del distretto di Caltanissetta, a fronte dei 9.397 dell’anno precedente, con un decremento del 5 per cento. La durata media di definizione dei procedimenti si è ridotta da 891 giorni a 773. In calo del 33 per cento le iscrizioni per associazione a delinquere di stampo mafioso, aumentano invece del 38 per cento i reati per traffico di sostanze stupefacenti, così come aumentano furti e rapine. Nell’ambito dei delitti contro la pubblica amministrazione si registra una diminuzione delle iscrizioni del 23 per cento. Per quanto riguarda la violenza di genere, si registra un lieve aumento del reato di stalking, le cui iscrizioni sono passate da 242 a 251. Sono invece 341 i reati ricadenti nell’alveo del cosiddetto Codice Rosso”. Melisenda Giambertoni, all’inizio della sua relazione, ha citato gli importanti procedimenti definiti nei casi Montante e Saguto e in quello che vedeva imputato il capo di Cosa nostra Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via D’Amelio. E’ stato ribadito che le due organizzazioni di mafia, Cosa nostra e stidda, sono ancora presenti sul territorio, a partire da Gela.
“Le due associazioni mafiose ‘storiche’ – ha continuato Melisenda Giambertoni – in passato hanno avuto momenti di scontro violentissimo ma da tempo hanno preferito optare per una convivenza pacifica. Non si sono riscontrati negli ultimi quattro anni omicidi riconducibili allo scontro tra le due organizzazioni. La Stidda, benché colpita da un’operazione di ampio respiro alla fine del 2019 (‘Stella cadente’) sembra voler mantenere una presenza più visibile e una certa forza di intimidazione militare”. Si è fatto riferimento ad un certo “senso di appartenenza” delle giovani leve. Gli stiddari “si tatuano sulle mani la stella a cinque punte.