Si è da poco concluso l’affollatissimo Concorso Internazionale Premio Dostoevskij per la Letteratura con il verdetto inappellabile della giuria composta, tra gli altri personaggi importanti, anche dal prof. Hafez Haidar, (accademico emerito, poeta, saggista, arabista e tanto altro di più, candidato due volte al premio Nobel). Il verdetto è stato lusinghiero per il prof. Rosario Di Natale, essendosi classificato al secondo posto con l’opera letteraria “Accadde nella baia”. Il Concorso è organizzato ogni anno dalla casa editrice indipendente Aletti Editore, la più prolifica d’Italia con i suoi innumerevoli concorsi che spaziano dalla Poesia, al Romanzo, al Teatro, alla saggistica, alla Musica. Basti pensare agli oltre trentamila autori registrati nel suo bollettino poetico e alle centinaia di migliaia che partecipano ogni anno alle sue iniziative.
Il prof. Di Natale ha già pubblicato proprio con l’Aletti Editore un’opera teatrale cui ha dato il titolo “Gelidi spifferi nell’anima”; inoltre figura come poeta del Nuovo Millennio per l’anno 2022 nonché in parecchie raccolte antologiche. Ma il risultato, benché oggettivamente lusinghiero, pare non appaghi totalmente il nostro autore che puntava decisamente alla vittoria, per la semplice ragione che nell’opera sono disseminate gemme letterarie e riflessioni originalissime in quantità sbalorditive che, ovviamente, impreziosiscono grandemente la storia raccontata. L’opera, una sorta di giallo letterario, lascia nell’anima del lettore personaggi fortemente caratterizzati, scolpiti come nella pietra. L’opera tratta di una moderna tragedia greca: Un uomo passa ogni limite possibile e il destino lo punisce servendosi della persona a lui più cara. Ma, alla fine, la vittoria sarà della speranza, della poesia e della bellezza.
Riportiamo stralci di un commento critico.
“ La storia di un omicidio o di un suicidio è il tema apparente del romanzo, che nella sostanza è un intreccio di tante storie, tutte miranti a dare significato a quello fondamentale… Il romanzo si snoda in cinque giornate, introdotte da qualche sorprendente antefatto : cinque atti che costituiscono le colonne e le mura portanti del tempio che si ergerà alto e solenne nella conclusione. Cinque atti di un’antica e sempre nuova tragedia che Di Natale rappresenta con il dono paziente della gradatio sottile, con gli indugi al rallentatore propri di un grande scrittore.
Di Natale non narra solo fatti, ma ripercorre soprattutto oscuri itinerari dell’animo umano, i misteri insondabili della vita interiore dei suoi personaggi, i segreti meccanismi del loro agire. Dinanzi a noi sfilano uomini, si profilano vicende, ma in maniera preminente si agitano, come su un ideale palcoscenico, che ha per cupola il cielo inorridito, pensieri, riflessioni, rimugini di passioni, duelli di anime. Ne discende un linguaggio denso e intenso, fitto di profonde verità, stringente, insinuante, teso a indagare, esplorare, rivelare. Pensi, leggendo Di Natale, all’Homo faber di Max Frish: egli smonta i suoi personaggi e li costruisce e come uomini e come manichini, con identità umane e da pupazzi. Di Natale è un architetto attento che tutto predispone con somma cura: il progetto, il materiale e tutto segue con elevatissimo scrupolo: l’esecuzione, la correzione, i dettagli del suo capolavoro.
Di Natale ci dà una desolante metafora di ciò che oggi siamo. Eppure è, nel romanzo di Di Natale, la dostoevschiana speranza che la bellezza e la ragione possano rappresentare la possibile salvezza dell’uomo, la sua provvida guarigione dalla frammentazione e dalla dispersione, dalla condizione di creatura multipla e divisa, offesa da un’univoca forma di cultura che ha imposto, a livelli universali, un unico modo di sentire e di agire e ha bandito “le case” sospese nel silenzio delle baie, il ritorno arcano delle ali di gabbiani e del mare, “l’occhieggiare nel profondo buio del cielo della debole luce delle stelle”…
Come è noto, il giallo nasce con la tragedia greca, per tutti ricordiamo l’Edipo Re che altro non è che un giallo a tutti gli effetti. Ebbene, Di Natale innova il vecchio giallo, a differenza, per esempio, dei personaggi di Agatha Christie, i quali si ritrovano inconsapevolmente in trappole isolate dal mondo esterno e il loro dramma si consuma nel labirinto delle loro stesse anime e l’unica via possibile è la capitolazione, i personaggi di Di Natale irrompono nella trappola della baia dall’esterno, attraverso una porta che promette il paradiso e, ignari, vi trovano, invece, l’abisso. L’autore non si può dire che non sia affascinato dalle tecniche narrative del giallo: ma qui egli realizza un suo modo nuovo di narrazione. E ciò perché non è il giallo poliziesco che lo interessa ma il giallo misterioso della vita: il giallo che, ad onta di ingannevoli esiti, rimane costantemente senza soluzione, a meno che non sia la morte ad abbassare il sipario definitivo. Ma soprattutto, l’autore, alla maniera di Leonardo Sciascia, vi trasferisce il suo inquieto modo di vedere la vita, la sua sconvolta gnoseologia, illuminata dalla sua instancabile dimestichezza con la psicanalisi. Ma il romanzo di Di Natale è altro ancora. Come peraltro suggerisce lo stesso titolo, veri protagonisti del romanzo sono anche entità astratte.
In particolare, sull’azione l’autore cerca di far aleggiare la poesia dello spazio e del tempo, o, per essere più precisi, di un luogo (la casa sulla baia, appunto) e di due delle tre dimensioni del tempo, il passato e il presente, sullo sfondo di atmosfere mitiche. In sintesi, diciamo che il luogo suddetto è lo scenario in cui il tempo, mulinando vorticosamente, compie le proprie devastazioni e i propri miracoli. Per finire va detto che l’aspetto forse più interessante della seconda parte è l’efficace immagine della baia come correlato oggettivo della condizione umana: nella sua natura di spazio chiuso eppure aperto all’immensità del mare, essa rappresenta bene la dialettica finito-infinito che è la cifra dello ex-sistere dell’uomo”.
Ricordiamo che il prof Di Natale è, come riferito nella presentazione del libro ESPERO -sei poeti a confronto, un prolifico aforista (si parla di oltre diecimila aforismi scritti), è impegnato da molti anni nella stesura di quattro ponderosi saggi (Arti e Letteratura – Religione e Morale – La Politica e dintorni – La Vita Vissuta e Quella sognata), è autore di sceneggiature cinematografiche.