Gela. La prescrizione verrà dichiarata nel corso dell’udienza della prossima settimana. In questo modo, dal procedimento uscirà l’ex sindaco Angelo Fasulo, così come era già accaduto, la scorsa estate, per l’ex commissario Ato Giuseppe Panebianco. Per l’allora primo cittadino, era già stata accertata la prescrizione per un altro capo di imputazione e oggi la difesa ha richiamato pure il secondo capo d’accusa, ormai risalente. Il collegio penale si pronuncerà per disporre appunto l’estinzione del reato per l’intervenuta prescrizione. Fasulo è imputato, in dibattimento, insieme agli imprenditori di Tekra e ancora ad addetti dell’azienda, a funzionari comunali e all’altro ex sindaco Domenico Messinese. Per la procura, ci furono irregolarità e anomalie nella fase di affidamento dell’appalto all’azienda campana che poi lo mantenne fino all’ottobre dello scorso anno. Inizialmente, doveva avere durata semestrale ma si protrasse per anni, tramite proroghe tecniche. Fasulo, attraverso i difensori (gli avvocati Antonio Gagliano e Flavio Sinatra) già in fase di indagine e in udienza preliminare respinse gli addebiti, peraltro ribadendo che all’epoca la gara venne bandita ed espletata non dal Comune. Nel corso del giudizio, per la sua posizione, sono maturati gli estremi della prescrizione. In aula, davanti al collegio penale presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Martina Scuderoni ed Eva Nicastro), sono stati sentiti alcuni militari della guardia di finanza che effettuarono attività tecnica soprattutto di intercettazione. Come testimone, è stata chiamata a riferire l’avvocato Adele Maria Boscia. Il professionista rappresentò il Comune, su mandato del commissario straordinario Rosario Arena, per opporsi a decreti ingiuntivi avanzati da Tekra, per circa quattro milioni di euro. “Al momento dell’affidamento dell’incarico per il procedimento al tribunale delle imprese di Palermo – ha detto in aula il legale – mi fu spiegato che l’intenzione era di opporsi ai decreti ingiuntivi a differenza di ciò che era stato fatto in passato, quando altri decreti dell’azienda non vennero opposti. Il tribunale di Palermo diede ragione al Comune. Dall’esame della documentazione, accertai che le somme richieste dall’azienda erano tutti per servizi aggiuntivi. Studiando il capitolato speciale di appalto mi accorsi però che in realtà questi servizi rientravano tra gli ordinari previsti nel rapporto contrattuale. Mancava un vero e proprio atto deliberativo per coprire i costi dei servizi aggiuntivi. C’era solo un’attestazione. Non c’era un accordo formale tra le parti. Anche il giudice indicò in sentenza che un’attestazione di un funzionario non basta per impegnare la pubblica amministrazione. Anche sui decreti non opposti cercammo di agire con la revocazione ma il giudice stabilì che c’erano altri strumenti”. I decreti non opposti sono relativi al periodo dell’amministrazione Messinese. Le difese hanno sottolineato che la decisione del tribunale delle imprese di Palermo, sui decreti ingiuntivi opposti dal Comune durante la gestione commissariale, non è ancora definitiva. “Pende l’appello”, è stato precisato dai legali. Secondo i difensori, nel corso del tempo, il rapporto tra Comune e Tekra venne strutturato sulla base di una proposta migliorativa avanzata dalla società campana.
In aula, è stato sentito, sempre come testimone, un funzionario comunale che per un breve lasso di tempo ricoprì l’incarico di Dec del servizio rifiuti. “Decisi di rinunciare – ha spiegato rispondendo alle domande del pm Luigi Lo Valvo e dei legali – per ragioni di salute che in quel periodo non mi permettevano di occuparmi anche di quell’incarico, oltre agli altri che già avevo. Mi occupavo di altri ambiti”. Sono a giudizio, inoltre, gli imprenditori di Tekra, Alessio Balestrieri, Antonio Balestrieri e Maria Cerasuolo, l’allora dirigente comunale Patrizia Zanone, il referente tecnico dell’azienda Antonio Dal Canton, l’ex direttore per l’esecuzione del contratto Valter Cosentino e l’ex dirigente Ato Concetta Meli. Il Comune è parte civile, con l’avvocato Francesco Salsetta. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giuseppe D’Alessandro, Rocco La Placa, Sinuhe Curcuraci, Salvatore Morreale, Franca Gennuso e Venere Salafia.