Gela. In ballo c’è un potenziale finanziamento, attraverso fondi Pnrr, che assicurerebbe la copertura degli ingenti costi per la realizzazione di un sistema destinato al recupero e alla trasformazione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani. Continua però il braccio di ferro giudiziario tra Impianti Srr, la società in house che gestisce il sito di Timpazzo e il servizio rifiuti, e il Ministero dell’ambiente. Gli uffici romani, infatti, hanno definito la graduatoria dei progetti finanziabili, senza ricomprendere quello di Impianti. Per il Ministero, non avrebbe i necessari requisiti di punteggio. Valutazioni che la società amministrata dall’ingegnere Giovanna Picone ha contestato, rivolgendosi al Tar Lazio. I giudici romani hanno effettivamente indicato che per uno dei parametri del bando la valutazione del Ministero andava rivista. Secondo il legale della società in house, sarebbe stato attribuito un punteggio fin troppo basso rispetto a quelle che sono le caratteristiche del progetto.
Il Consiglio di Stato ha confermato la decisione su quell’unico parametro anche se Impianti attende un ulteriore pronunciamento rispetto ad altri due criteri, anche in questo caso dal Consiglio di Stato. Dalla commissione ministeriale, a fine anno, hanno però fatto sapere che il punteggio sul parametro indicato dai giudici amministrativi va confermato. In questo modo, il progetto avanzato da Impianti Srr (per circa 30 milioni di euro) rimarrebbe decisamente in bilico. I vertici della società hanno deciso di rivolgersi nuovamente al Tar Lazio, contestando l’esito del riesame condotto dalla commissione ministeriale. Tra Consiglio di Stato e Tar Lazio, si gioca il destino di uno degli impianti che rientra nella programmazione della società in house, nel percorso di sostenibilità e rifiuti zero. Sistema che darebbe la possibilità di produzione proprio dal recupero della frazione organica.