Gela. Non c’è un “concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato”. Un cittadino tunisino trentatreenne, da anni in Italia per ragioni lavorative, è stato rimesso in libertà. Il provvedimento è stato definito dalla procura. Ieri, nell’arco di lunghe ore, trovandosi in città, è stato sottoposto a fermo per l’arresto obbligatorio previsto nei casi di reati per violenza di genere. Il gip di Parma, infatti, gli aveva imposto il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla consorte, a sua volta cittadina tunisina. C’era stata una querela presentata dalla donna, per un presunto caso di maltrattamenti in famiglia. Poi, lei si era spostata in città, dove vivono alcuni familiari. Sottoposto ad interrogatorio, lui ha ribadito che i rapporti con la moglie sono tornati nella normalità, al punto che sarebbe stata lei a chiedergli di raggiungerla in città. Difeso dal legale Gianmarco Cammalleri, ha aggiunto di non sapere dei particolari del provvedimento restrittivo che era stato firmato dal gip di Parma ma al contempo di essersi recato dalla moglie perché convinto che la querela ritirata avrebbe evitato conseguenze. L’ordinanza gli è stata notificata quando si trovava già in città. I carabinieri, attuando la nuova disciplina che inasprisce le restrizioni nei casi di violenza di genere e di violazione delle misure, hanno provveduto con l’arresto.
La procura ha valutato con attenzione l’intera situazione, sentendo anche la consorte che ha deciso di ritirare la querela. L’arresto è stato indicato come “legittimo” ma non sono emersi i presupposti per una misura cautelare. Come chiesto dal legale che lo assiste, il trentatreenne è stato rimesso in libertà. L’attività investigativa prosegue. Domani, invece, dovrà presentarsi davanti al gip per l’udienza di convalida. La procura continua a porre notevole attenzione su fatti di violenza a danno delle donne.