Gela. “Avrebbe dovuto mantenere una maggiore prudenza alla guida del quad, pur avendo comunque rispettato il limite di velocità”.
L’incidente mortale. Così, il pubblico ministero Pamela Cellura ha concluso la sua requisitoria nel procedimento a carico del quarantaduenne Emanuele Susino. Accusato dell’omicidio colposo della ventitreenne Stefania Raniolo, è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione. Il pm aveva chiesto la condanna ad un anno e otto mesi. Alla fine, il giudice Miriam D’Amore ha riconosciuto le circostanze attenuanti. La giovanissima, morta otto anni fa lungo un tratto della Gela-Manfria, all’altezza di Roccazzelle, era proprio in sella al quad guidato da Susino. Probabilmente a causa del contatto con uno dei guard rail, il mezzo sarebbe finito fuori strada, sbalzando via sia il conducente sia la giovanissima che trovò la morte. Furono i carabinieri arrivati sul posto ad avviare i primi accertamenti. La difesa, sostenuta in aula dagli avvocati Salvatore Manganello e Davide Cammarata, ha invece ribattuto alle accuse, soprattutto valutando una serie di elementi ritenuti fondamentali per verificare l’intera dinamica dell’incidente mortale. I legali, infatti, non hanno mai escluso che l’imputato sia stato costretto ad una manovra improvvisa, nel tentativo di evitare un altro mezzo che intanto si immetteva lungo la statale 115. Susino sarebbe stato abbagliato dalle luci del mezzo. Una linea, però, che non ha convinto il giudice D’Amore. Il magistrato, infatti, ha accolto la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero.