Gela. Visibilmente dimagrito e negli ultimi giorni colpito da attacchi febbrili, prosegue però lo sciopero della fame dell’imprenditore Emilio Missuto. Il camper che usa per avere un tetto sopra la testa, è tra i pochi mezzi parcheggiati in questo periodo di festa nell’area antistante palazzo di giustizia. Lo sciopero della fame è partito a metà ottobre e l’imprenditore non intende cedere. Si sottopone a controlli medici per evitare conseguenze fisiche ancora più gravi. Sostenuto sempre dai suoi familiari, riprese la protesta, dopo alcuni anni dalla precedente, rimarcando la necessità di avere finalmente una risposta giudiziaria dopo circa un ventennio, trascorso in attesa della conclusione di un procedimento civile attivato per il mancato pagamento di lavori pubblici effettuati in Sardegna. Da allora, le vicissitudini si sono susseguite e le aziende di famiglia si sono trovate davanti ad ostacoli continui, soprattutto nei rapporti con gli enti pubblici. L’imprenditore e i suoi familiari hanno perso la proprietà di una parte dello stabilimento di contrada Sabuci, realizzato per la produzione sul territorio locale. Per Missuto, si trattò di “una svendita” a prezzi giudicati fin troppo bassi rispetto all’investimento iniziale. Quel sito produttivo, inoltre, da anni è preso di mira da vandali e ladri che hanno causato danni ingenti. L’imprenditore ha sempre denunciato e in questi mesi di ripresa della protesta ha avanzato richiesta formale per incontrare il prefetto di Caltanissetta, i pm della procura e i vertici del tribunale.
Lo sciopero della fame prosegue quasi in silenzio, in assenza di una vera attenzione mediatica anche se Missuto comunica attraverso i canali social, aggiornando sulle sue condizioni di salute e sullo stato delle vicende che lo riguardano.
Per lui e per la famiglia, questi giorni, non sono stati di festa. Non accenna a fare passi indietro: intende portare avanti l’iniziativa fino a quando non ci saranno risvolti finalmente chiari anche sul futuro delle sue attività economiche e non solo.
Mi dispiace che nel 2024 si parla ancora di ste cose. Speriamo che risolva. Ma siamo nell oculto italiano.