Gela. Hanno parlato e si sono difesi. Il poliziotto in pensione Salvatore Giugno e il carabiniere Giuseppe Carbone, oggi, sono stati sentiti dal gip, per l’interrogatorio di garanzia. Entrambi sono coinvolti nell’inchiesta “Mondo opposto” che ha portato i pm della Dda di Caltanissetta e i carabinieri a ricostruire i nuovi presunti equilibri del mandamento di Gela, con particolare attenzione alla famiglia di mafia di Niscemi, secondo le accuse retta dai fratelli Alberto Musto e Sergio Musto. Giugno è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti avrebbe fornito informazioni riservate, anche sull’inchiesta in corso, proprio ad Alberto Musto e ai suoi presunti sodali. Difeso dall’avvocato Flavio Sinatra, Giugno, per anni in servizio al commissariato di via Zucchetto a Gela, ha fornito la propria versione dei fatti, escludendo a quanto pare di essere legato alla famiglia di mafia niscemese. A seguito del blitz, gli è stata imposta la misura degli arresti domiciliari.
Ha risposto, respingendo gli addebiti, anche il carabiniere Giuseppe Carbone, allo stato sospeso per aver rivelato aspetti di attività condotte nei confronti di indagati, a loro volta vicini ad Alberto Musto. Il militare, in servizio a Gela, è rappresentato dall’avvocato Flavio Sinatra. Gran parte degli altri coinvolti, la scorsa settimana, ha optato per la facoltà di non rispondere. Sono in totale ventitré i provvedimenti di custodia cautelare eseguiti con la detenzione in carcere.