Gela. Due anni di reclusione, con pena sospesa: questa la decisione adottata dal giudice Domenico Stilo nei confronti dell’esercente Nunzio Ratto. L’uomo è finito sotto processo con l’accusa di aver volontariamente appiccato il fuoco all’immobile di via Generale Cascino che, nel luglio di quattro anni fa, ospitava il bar Borghese di proprietà della moglie.
La pena comminata a Ratto è superiore rispetto alla richiesta giunta dal pubblico ministero Pamela Cellulare che aveva indicato un anno e sei mesi di reclusione. Parte civile nel procedimento si sono costituiti i rappresentanti della Unica protezione, società che aveva stipulato la polizza assicurativa per la copertura dell’attivita’ commerciale.
Il giudice Stilo, in questo modo, non ha accolto la linea difensiva organizzata dall’avvocato Giuseppe Smecca. Il legale ha escluso qualsiasi incendio doloso, facendo leva sulle perizie dei tecnici che avevano individuato un corto circuito alla base del rogo.
La presenza di tovaglioli imbevuti di alcool etilico all’interno del locale convinse gli investigatori ad approfondire la posizione dell’imputato.
Dalle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza, sarebbe emersa la presenza di Ratto nei pressi del locale prima che le fiamme venissero appiccate. Stando al legale di parte civile, il contratto assicurativo sarebbe stato stipulato poco tempo prima dall’incendio.