Gela rende finalmente omaggio alla figura e l’opera di Virgilio Argento, intitolandogli una delle nuove, luminose vie cittadine che incrociano Via Pablo Picasso, a nord di Via Venezia. Uno come me che lo ha conosciuto piuttosto bene, non può che rallegrarsene come d’altronde tutti coloro che lo conobbero e lo ebbero come guida morale e culturale. Molti ne apprezzarono le doti di fine letterato, di scrupoloso storico, di meticoloso etnologo. La grande messe di risultati sono lì a testimoniarlo.
Studioso appassionato, ebbe come maestro l’insigne filologo, grecista, bizantinista e traduttore Bruno Lavagnini, tra l’altro anche componente dell’Accademia dei Lincei e relatore della sua Tesi di laurea “Elementi ionici nell’architettura Siceliota”.
Profondo conoscitore dell’animo umano, Virgilio Argento conobbe gli orrori della guerra e fece l’atroce esperienza dei lager tedeschi, di Sandbostel soprattutto, uno dei più duri, situato in un territorio paludoso, umido ed estremamente rigido in inverno, in cui molti dei reclusi vennero falcidiati dalla fame, dalla malattia, dalle esecuzioni e in cui vennero privati della libertà, tra gli altri, anche il filosofo Louis Althusser e gli scrittori Giovannino Guareschi, Gastone Aufrere e Leo Malet.
Venne decorato con la Croce di Guerra al valore militare. Umile e pudico fino all’imbarazzo, ispirandosi al Vangelo, guardò nel prossimo soprattutto le belle qualità chiudendo un occhio su quelle che la morale comune giudica magari discutibili. Sempre pronto a sdrammatizzare in qualunque situazione in vista del bene supremo che non è di questo mondo. Condusse la sua missione di docente prima e di preside dopo con un puntiglio, un impegno e un’abnegazione assolutamente esemplari. Intelligentissimo senza mai darlo ad intendere, seppe trarre dai suoi collaboratori quanto di meglio intravedeva nelle loro possibilità. Ricordandolo, qualcuno ancora lo dipinge come la signorilità fattasi persona.
Pur avendone seguito l’attività di storico, di docente, di preside, di animatore culturale, trovo difficoltà a poterne inquadrare in maniera organica la figura. Ideatore, anima e motore di innumerevoli incontri culturali, seminari di studi, dibattiti su svariati argomenti, interloquì e coinvolse, in importanti incontri, personaggi come Fortunato Pasqualino, Santi Correnti, Aurelio Rigoli, solo per citarne qualcuno. A lui, per esempio, è da attribuire quasi per intero il merito di aver creato la borsa di studio Emanuele Morselli, che tanti ragazzi degli Istituti superiori gratificò e portò all’attenzione dell’opinione pubblica. Ma, per quanto sia stata importante la sua vita di uomo di scuola e, in generale, di cultura, ciò che ne nobilita maggiormente la figura sono soprattutto le sue testimonianze scritte e il ruolo che ebbe nelle istituzioni. E’ stato autorevole coordinatore dell’Equipe socio-psico-pedagogica; per due decenni presidente dell’UCIIM; dal 1978 al 1982 presidente del distretto scolastico n° 10 Gela-Butera-Niscemi. Ha riordinato l’Archivio Storico della Chiesa Madre di Gela. E’ stato docente di “Storia delle religioni” preso l’Istituto Teologico Mario Sturzo, dipendente dal Pontificio Ateneo Romano della Santa Croce. Ma il fiore all’occhiello della sua poliedrica attività è costituito dal prodotto della sua penna di cui, per ragione di spazio, possiamo fare solo qualche esempio: “La figura e l’opera di Salvatore Aldisio”; “Dante padre della Nazione italiana”; “Da Gela ad Akragas”; “Storie Tradizioni Personaggi di Gela”; “Storie e usanze popolari di Gela” con cui vinse nel 1991 il premio regionale Historiae Siciliae come miglior libro di tradizioni locali; i due volumi “Gela nella pittura di Salvatore Solito” con cui vinse lo stesso anno Historiae Siciliae per le migliori caratterizzazioni paesaggistiche locali. (In quest’ultima opera, che io ho avuto l’onore e il piacere di recensire, Virgilio Argento, oltre ad aver saputo maneggiare con perizia roba esplosiva come la pittura, ha toccato l’apice della maturazione dello stile e del linguaggio.
Totale è il dominio della parola: precisa, essenziale, efficacissima. Perciò la prosa ne risulta estremamente equilibrata e screziata qua e là di autentica poesia. In essa si conciliano requisiti altamente letterari e l’esattezza che si potrebbe definire “scientifica”: ne viene fuori una rara armonia, avendo saputo, su un fondo “illuministico”, pennellare modulazioni auliche che erano tipiche del suo modo di essere scrittore). Ora, se da un lato trattò con perizia e scrupolo la storia, i costumi e gli usi di una comunità che ne aveva in buona parte perduto la memoria, dall’altro riportò alla luce, perché inedite o non più reperibili, corredandole di note introduttive ed esplicative, le opere di personaggi che avevano lasciato un marcato segno della loro esistenza in questo territorio e che pure sembravano destinati per sempre all’oblio. Pertanto, fece stampare, pur con gli esigui mezzi di cui poteva disporre il Distretto Scolastico, gli inediti di Rosario Battaglia “Ghelikà” e “Culti, miti e leggende nella Storia dell’Antica città di Gela”; di Carlo Antonio Ventura “Storia della città di Gela in Sicilia”; del canonico Rosario Damaggio “Storia della devozione al SS Crocifisso della chiesa del Carmine di Terranova di Sicilia”. Inoltre riesumò, ristampandoli: “Dei Saggi storici di Sicilia” di Benedetto Maria Candioto; “Gela ellenica” di Onofrio Presti; “Opere” in due volumi di Salvatore Damaggio Navarra; “Una colonna Dorico-Greca. Avanzo di un Tempio di Terranova” di Salvatore Costa. E’ tutto? Neanche per sogno! Basta, per esempio, ricordare che fu anche autore di innumerevoli quanto apprezzati articoli pubblicati da “Argomenti”, rivista di didattica nazionale, e da vari Giornali su argomenti di storia, usi, costumi e architettura della nostra città. Solo una questione di spazio mi impedisce di arricchirne l’elenco delle realizzazioni, degli incarichi ricoperti e dei meriti di uomo e di studioso.