Gela. Invasioni dei terreni, danni e minacce. Tutti fatti che hanno condotto alla condanna dell’allevatore Maurizio Trubia. Due anni e sei mesi di detenzione, per quattro capi di imputazione. Per altri addebiti, invece, il giudice Martina Scuderoni ha disposto l’assoluzione. A subire le pesanti ingerenze, secondo le accuse, fu l’imprenditore Francesco Vacirca, uno dei pochi a denunciare quanto accadutogli nella zona di Passo di Piazza, dove ha gran parte dei possedimenti e area nella quale Trubia porta avanti la sua attività. Vacirca, anche nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ha ribadito quello che aveva formalizzato nelle denunce. Diversi episodi sono confluiti nello stesso procedimento. Un anno e due mesi, invece, sono stati decisi per Giuseppe Guastella, nei cui confronti sono stati riconosciuti quattro capi di imputazione. Per entrambi gli imputati c’è l’indicazione delle attenuanti generiche. E’ stato assolto, invece, un terzo coinvolto, Massimiliano Trubia, al quale veniva attribuito un ruolo comunque meno rilevante. Durante lo svolgimento del dibattimento è venuto a mancare, infine, un quarto imputato, deceduto. Sono tutti rappresentati dal legale Nicoletta Cauchi, che anche nelle conclusioni ha sollevato più rilievi rispetto alla sussistenza dei reati.
L’imprenditore preso di mira è parte civile, con il legale Mariella Giordano. Gli è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, da definire in sede civile. Nelle proprie conclusioni, il pm Tiziana Di Pietro ha indicato la richiesta di condanna sia per Trubia (in passato al centro di procedimenti per fatti di mafia) che per Guastella. Il proprietario delle aree invase dal bestiame degli imputati ha parlato di modalità ripetute nel corso del tempo, con danni ingenti alle sue produzioni. In almeno due casi, ha spiegato di aver rischiato l’aggressione di un branco di cani che i pastori usavano per pascolare.