Abbandono e abitazioni in condizioni estreme: “Totale disinteresse dello Iacp”

 
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Gela. Case invase dalla muffa e dall’umidità, ratti e parassiti che scorazzano liberamente, mura che cadono a pezzi e rifiuti che invadono gli spazi comuni. Le palazzine popolari dello Iacp a Santa Lucia continuano a versare nel più completo degrado. Cittadini con eguale dignità, con diritti e doveri, vivono abbandonati in un degrado ambientale e sociale che è sotto gli occhi di tutti ma che nessuno si ferma ad osservare.Il caso dello stabile di via Arica, nel blocco di casermoni a ovest del quartiere è emblematico, la struttura è fatiscente, dentro e fuori, l’impianto fognario è un colabrodo e riversa liquami dentro gli appartamenti e l’impianto elettrico non funziona perché i ratti hanno rosicchiato i cavi lasciando al buio le case. Gli ultimi lavori effettuati dallo Iacp risalgono al 2007, da allora tutto è rimasto nel più completo abbandono, come ci racconta Giovanna, una degli inquilini.Ci avventuriamo per le scale. In uno degli appartamenti ci accolgono Salvatore e la moglie Anna, invalida. Nel loro salone continuano a staccarsi pezzi di intonaco, col rischio quotidiano che il tetto gli cada sulla testa, ma ogni sua denuncia viene costantemente ignorata. Di fronte casa loro un appartamento abbandonato da anni che adesso è ricoperto dal guano di ratti e piccioni. Erosi dalle intemperie e a causa dell’incuria ultradecennale, i muri degli appartamenti si stanno sgretolando. Dei calcinacci rischiano di crollare da un momento all’altro. E a pochi metri dallo stabile un ecomostro che ormai è una vera e propria bomba ecologica.

Sono passati ormai dieci anni da quando gli scheletri delle tre palazzine popolari di via Rio de Janeiro nel quartiere Scavone vennero abbattuti dopo che le strutture pericolanti, mai realmente convertite in abitazioni, per oltre una quindicina di anni avevano deturpato il quartiere alla periferia ovest della città. Terminate le operazioni di demolizione la ditta incaricata dall’istituto autonomo case popolari inizio le operazioni di bonifica e di smaltimento, ma ad un certo punto tutto si bloccò per un contenzioso. Nessuna recinzione o avvertimento di pericolo e così bastano pochi passi tra le siepi per finire in mezzo a macerie di ogni tipo e a spuntoni di ferro arrugginito che rappresentano un pericolo costante. Una situazione generale di precarietà e degrado che finora ha trovato il totale disinteresse dell’Istituto Case Popolari, come ci spiega Iside Licata, rappresentante del Sunia, che da mesi attende risposte da Caltanissetta.

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