Gela. Ventuno condanne confermate dai giudici della Corte di appello di Caltanissetta nei confronti di presunti esponenti di cosa nostra locale, tutti finiti al centro della maxi indagine antimafia “Tetragona”. I ricorsi in Cassazione. La loro vicenda verrà valutata, adesso, dai giudici romani della Corte di Cassazione. E’ stato fissato per il prossimo 16 marzo il giudizio davanti ai magistrati di cassazione. In base alle accuse mosse dagli investigatori, gli imputati avrebbero avuto un ruolo nel gruppo di cosa nostra che sarebbe stato capace di controllare gli affari mafiosi, anche in alcune regioni del nord Italia. Tra le contestazioni, ci sono quelle di estorsione. In appello, dopo le condanne in abbreviato di primo grado, i verdetti vennero confermati nei confronti di Carmelo Massimo Billizzi, Giuseppe Biundo, Emanuele, Salvatore e Vincenzo Burgio, Angelo Camiolo, Salvatore Cannizzo, Giacomo e Giovanni Di Noto, Sandro Emmanuello, Salvatore Fiorito, Emanuele Ganci, Gioacchino La Cognata, Maurizio La Rosa, Giuseppe Morello, Vincenzo Morso, Fabio Nicastro, Luigi Nicosia, Giuseppe Stimolo, Nunzio Truculento e Angelo Vizzini. L’unica sostanziale novità riguardò la riduzione di pena decisa nei confronti di Nicola Liardo, condannato a 8 anni e 6 mesi di detenzione, in continuazione con precedenti sentenze. Una notevole riduzione rispetto all’originaria condanna emessa dal gup. Nel procedimento si sono costituiti parte civile diversi imprenditori finiti sotto estorsione oltre alla federazione nazionale antiracket e a quella locale Gaetano Giordano. L’inchiesta “Tetragona” scaturì dai legami che cosa nostra gelese riuscì ad organizzare in diverse regioni del nord, con in testa Lombardia e Liguria. Nel pool di difesa, ci sono gli avvocati Giacomo Ventura, Carmelo Tuccio, Davide Limoncello, Nicoletta Cauchi, Angelo Licata, Antonio Impellizeri, Flavio Sinatra e Cristina Alfieri.