Gela. “Gela paradigma” della transizione energetica. Il passaggio è stato radicale, dall’industrializzazione pesante durata per decenni ad un nuovo approccio inaugurato da Eni con il protocollo del 2014, verso la riconversione. Il gruppo di “Idee e partecipazione” e la costola “E-studies” hanno voluto affrontare il tema, certamente non limitato ad un unico ambito, toccando l’analisi economica ma anche quella sociale, di un’evoluzione che già con l’epopea di Mattei faceva leva sui mezzi di comunicazione. Il “miracolo” di allora, narrato da registi e autori tra i più importanti, è stato sottoposto ad approfondimento nella disamina del professore Alessandro De Filippo, docente di storia del cinema e del video all’Accademia di Belle Arti di Catania. Quello industriale fu un tuffo dalla ruralità ad una dimensione diversa, fatta di lavoro e interventi per il territorio. Oggi, si tirano le somme di un percorso nel tempo segnato da effetti collaterali fin troppo invasivi. Da contadini e manovali ad operai specializzati: fu questo il traino dell’arrivo dell’industria che incise anche su una scala urbanistica, a partire dall’edificazione di Macchitella, quartiere sorto per il personale di quella che nel prosieguo divenne Eni. La transizione energetica attuale, con i carburanti sostenibili, il gas e l’idrogeno, non può trascurare gli echi del Pnrr e anche su questo hanno insistito Emanuele Antonuzzo (nella presentazione) e i docenti universitari Maurizio Caserta e Alberto Fichera. “La transizione energetica” è uno dei pilastri del Pnrr ha sottolineato Caserta, ormai conoscitore dei fenomeni sociali ed economici che attraversano il territorio locale. Il Pnrr è stato definito “passaggio epocale”. Fichera ha comunque riferito che nella massa consistente dei potenziali investimenti non sarà facile individuare quelli che effettivamente avranno le gambe per andare avanti. La città “avrà un guadagno oppure una perdita?”.
L’amministrazione comunale, su diverse aree tematiche, sta cercando di non perdere il treno degli investimenti, anche se ci sono stati i primi passi falsi, sui quali ha influito pure la crisi finanziaria dell’ente. Il ruolo di Eni non viene messo in discussione ma quella della transizione energetica potrà già individuarsi come l’alternativa al colosso del cane a sei zampe? Ad oggi, l’azienda, ora impegnata a sviluppare il ciclo del gas e dell’idrogeno, sta rispettando gli impegni assunti nei protocolli più recenti e il sito locale è tra i principali in Italia. Basterà a limitare un declino economico che preme?