“Costruito in zona agricola”: Rischia di saltare investimento a Settefarine

 
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Gela. Dopo un importante investimento economico, il rischio è quello di perdere l’intera struttura da poco realizzata. E’ la sorte toccata ad un giovane imprenditore che ha deciso di puntare sul settore della produzione dei marmi.

Gli agenti della polizia municipale, però, hanno messo sotto sequestro il grande capannone realizzato nella zona del quartiere Settefarine. In sostanza, la struttura sarebbe stata costruita in un’area soggetta a vincolo agricolo.
Negli spazi scelti per l’avvio dell’attività economica non potrebbero sussistere opere diverse da quelle destinate al solo scopo agricolo. Per questa ragione, sono scattati i primi provvedimenti. In quell’area, almeno stando alle ricostruzioni fornite, non sarebbe stato possibile realizzare strutture ad uso commerciale.
Adesso, quindi, a rischio c’è un investimento da circa trecentocinquantamila euro. In base ai provvedimenti emessi, l’imprenditore dovrà, al più presto, eliminare macchinari e mezzi già destinati alla produzione di marmo. In caso contrario, potrebbe anche scattare il trasferimento dell’intero immobile nel patrimonio indisponibile dell’ente comunale. La struttura, realizzata in un’area sottoposta a vincolo agricolo, sarebbe irregolare. Davanti alle gravi contestazioni, l’imprenditore starebbe per tentare la carta dei ricorsi giudiziari: con l’obiettivo principale di non vedere sfumare l’ingente stanziamento.
Nella zona di Settefarine finita al centro dei controlli, sono presenti diversi capannoni commerciali, compresa l’area già destinata al mercato settimanale del martedì. Qualora le indicazioni imposte all’imprenditore non venissero rispettate entro i termini fissati, potrebbero scattare ulteriori conseguenze.
La sola destinazione ad uso agricolo degli spazi adesso occupati dal capannone rappresenta, al momento, un ostacolo che appare insormontabile. In base alle valutazioni dei tecnici di Palazzo di Città, l’immobile sarebbe fuori regola e, per questa ragione, viene imposto il ritorno allo stato originario dell’intera area.
A poco sono servite le contestazioni mosse dall’imprenditore che, davanti ai provvedimenti già irrogatigli, non potrà proseguire la sua attività con tutto ciò che ne consegue: comprese le conseguenze legate ai prestiti bancari già avallati. Per i tecnici, la struttura è abusiva nonostante, a pochi metri di distanza, altri capannoni siano da tempo sorti.

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