Gela. Ad un intero nucleo familiare veniva contestato il reato di stalking. Stando alle accuse, gli imputati avrebbero reso impossibile la vita quotidiana di un’altra famiglia, residente in un’abitazione limitrofa. Fatti che si sono sviluppati nel corso del tempo. Al termine del dibattimento, il giudice Miriam D’Amore ha disposto l’assoluzione per gli imputati, assistiti dall’avvocato Flavio Sinatra. “Il fatto non sussiste”, questa la formula indicata dal giudice. Una decisione giunta nonostante la richiesta di condanna formulata invece dal pm Pamela Cellura. Il pubblico ministero ha ripercorso una serie di presunte vessazioni, tutte finalizzate, da quanto spiegato, a danneggiare i vicini di casa. Le continue denunce presentate proprio dai vicini fecero partire diversi procedimenti. Fu uno dei primi casi di stalking condominiale sviluppato dalla procura locale. I vicini di casa, costituiti parti civili, hanno più volte ripetuto che quanto accadeva nell’abitazione degli imputati avrebbe reso sempre più difficile ogni tipo di vissuto quotidiano. Rumori ad ogni ora del giorno e della notte, minacce e una presunta strategia finalizzata solo ad arrecare fastidio: ci sarebbe stato questo dietro alla vicenda. Il pm ha chiesto la condanna degli imputati ad un anno e otto mesi di reclusione ciascuno. I legali di parte civile hanno parlato di “condotte dolose” proprio a danno dei vicini di casa. Gli avvocati Antonio Gagliano, Joseph Donegani e Dionisio Nastasi, hanno ribadito la linea esposta anche in altri procedimenti scaturiti da quanto accadeva in quell’area residenziale.
Una ricostruzione che invece è stata messa fortemente in dubbio dalla difesa degli imputati che anzitutto ha richiamato altre pronunce su vicende legate alla stessa situazione, favorevoli alla famiglia finita a processo. Il legale, peraltro, ha fatto riferimento all’ipotesi di un “ne bis in idem sostanziale”, legato al fatto che ci furono già decisioni sullo stesso caso. Ha sottolineato che i tanti anni di controversie sono stati alla base di un indebolimento degli accusati, ora affetti da una grave patologia. Secondo le indicazioni fornite, in realtà gli imputati avrebbero patito vessazioni piuttosto che esserne autori. La querelle, soprattutto all’inizio caratterizzata da provvedimenti giudiziari anche piuttosto rilevanti, in primo grado si conclude con l’assoluzione per gli imputati.