Gela. Ci sarebbero state presunte irregolarità nell’attività d’urgenza che venne disposta per creare un canale interno al porto rifugio e assicurare la navigabilità, in attesa di un dragaggio che ancora oggi non si è visto. I lavori vennero effettuati diversi anni fa e l’attenzione della procura si pose sulle sabbie movimentate e collocate a ridosso della struttura portuale. Arpa effettuò degli accertamenti, dato che il porto rientra nel Sito di interesse nazionale. In aula, in settimana, è stato sentito un ex funzionario dell’agenzia regionale. Dai dati, però, non sarebbe stato accertato alcun “arricchimento di inquinanti nelle acque a ridosso del cumulo e all’esterno”. Anche i materiali dragati, inoltre, furono classificati come potenzialmente destinabili al ripascimento. “Erano A1”, ha spiegato il testimone sentito davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore. Ha risposto alle domande del pm Gaetano Scuderi e dei legali degli imputati. Ha anche precisato che si era in attesa dell’esito della caratterizzazione, del quale però non ebbe poi indicazione. Sono a processo due funzionari regionali che in quel periodo si occupavano dell’iter, Matteo Bonfiglio e Gaetano Calafato. Le sabbie furono collocate in un’area di circa seimila metri quadrati. Per l’accusa, non sarebbero state attuate le misure prescritte. E’ stato inoltre riferito che Arpa aveva posto attenzione sul fatto che il cumulo non fosse coperto. La procura ha approfondito inoltre se il deposito fosse stato autorizzato. Nel corso dell’udienza, è stato ascoltato un militare della capitaneria di porto, che effettuò gli accertamenti. Ha fatto riferimento ad un’ordinanza regionale e ad una della stessa capitaneria che dettavano indicazioni sulle attività da svolgere per il canale interno al sito portuale.
Il testimone ha indicato inoltre la presenza di “lastre in eternit che però erano state isolate”. E’ probabile che nel corso dell’istruttoria saranno sentiti dirigenti regionali che allora coordinarono le procedure. Il collegio valuterà l’eventuale prescrizione: i fatti sono risalenti. Ancora oggi, il dragaggio non è stato realizzato e il sito portuale rimane insabbiato e quasi del tutto inaccessibile.