I raccomandati entrano in fabbrica? Giudice, “ci sono protocolli precisi”: Siciliano, “vogliono strumentalizzare la vicenda?”

 
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Gela. Ci sarebbero troppe anomalie nelle procedure di scelta e assunzione degli operai che, attualmente, lavorano tra gli impianti di raffineria Eni ma anche nei cantieri Enimed.  “Ridurre il lavoro degli interinali”. La denuncia è stata rilanciata da diversi lavoratori dell’indotto, presenti anche in consiglio comunale dove si discuteva una mozione volta ad attivare un gruppo tecnico sul caso Eni. Per gli operai, infatti, “in raffineria entrano i raccomandati” o, comunque, personale mai inserito nella lista di disponibilità. Accuse pesanti che, adesso, potrebbero nuovamente finire al vaglio della prefettura di Caltanissetta. “Ci sono protocolli precisi e dettagliati – spiega il segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice – sia per i contratti quadro che per quelli più brevi, si prevede il rispetto di criteri che non possono essere violati. La precedenza nelle assunzioni spetta ai lavoratori della lista di disponibilità, rimasti fuori dal ciclo produttivo di Eni. E’ chiaro che singole aziende possano disporre di personale di fiducia, questo è normale e capita anche per i gruppi gelesi che operano in altri siti siciliani oppure in altre regioni italiane. Ovviamente, parliamo solo di poche unità. Il sindacato, già negli scorsi mesi, aveva sollevato la questione davanti al prefetto. Noi riteniamo che vada rispettata la lista di disponibilità dei lavoratori locali e, inoltre, che si debba ridurre al minimo l’impiego di operai forniti da agenzie interinali. Non bisogna dimenticare, però, che ci sono attualmente lavoratori locali che continuano ad usufruire degli ammortizzatori sociali e altri che hanno lasciato la città, seppur temporaneamente, dopo aver trovato collocazione in altri siti, in Italia e all’estero. I controlli, comunque, non sono mai abbastanza e vanno sempre pretesi da parte di tutti”.

“Il Comune non può controllare le scelte di aziende private”. Le accuse mosse dagli operai dell’indotto sono state recepite anche dall’assessore Simone Siciliano che segue l’intera vicenda Eni per conto dell’amministrazione comunale. “Capisco la rabbia di lavoratori rimasti privi di occupazione – dice – è anche vero, però, che come ente comunale non possiamo effettuare verifiche sul personale impiegato da aziende private come quelle che operano per conto di Eni. C’è il sindacato ma c’è anche l’azienda. Tutti sono tenuti al rispetto dei protocolli e della lista di disponibilità. Non condivido le parole di alcuni consiglieri comunali che ritengono di poter effettuare controlli sul personale che viene impiegato dalle aziende dell’indotto. Sono questioni che noi abbiamo sempre preso in considerazione ma ribadisco che ci sono altre parti competenti, dal sindacato ad Eni. Non vorrei che alcuni vogliano strumentalizzare la vicenda per fini solo politici. In aula, addirittura, ho sentito parlare di sfiducia alla giunta. Non credo sia un tema che si possa collegare al dramma occupazionale vissuto da tante famiglie”. Intanto, il sindacato, anche per il tramite delle sigle confederali di Cgil, Cisl e Uil, ha avviato uno stretto dialogo con i rappresentanti datoriali, ad iniziare da Confindustria Centro Sicilia. Nuovi incontri potrebbero tenersi già nei prossimi giorni. “Parliamo con Confindustria ma anche con Legacoop – conclude il segretario confederale della Cgil Ignazio Giudice – stiamo valutando a fondo tutti i problemi che riguardano Eni e non solo”.

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