Gela. Nessuna soluzione alla sua vertenza lavorativa, diventata vera e propria protesta. Questa mattina il lavoratore guardiafuochi Salvatore Comandatore è tornato ad incatenarsi davanti palazzo di giustizia. L’aveva fatto per diverse settimane già di recente. Ha sempre contestato il suo licenziamento deciso dai vertici della società “Archimede”, che opera nel sito del porto isola su commessa di Eni. Ha più volte spiegato di essersi opposto allo sversamento in mare di idrocarburi e di aver subito una sorta di ritorsione, esclusa invece dall’azienda. Un ulteriore procedimento civile è stato fissato per gennaio. Tempi troppo lunghi, secondo Comandatore. Il lavoratore teme inoltre che il giudice individuato non possa poi pronunciarsi.
“Non ce la faccio più – spiega l’operatore guardiafuochi – cosa devo dire alla mia famiglia? Come si fa ad andare avanti senza lavoro e per un’ingiustizia?”. Al termine della prima protesta, era stato sentito dai pm della procura. Il sit-in di Comandatore si aggiunge a quello dell’imprenditore Emilio Missuto, che sempre nel piazzale del tribunale è in sciopero della fame da due settimane, per rivendicare una soluzione alle troppe cause ancora aperte per pagamenti mai ricevuti e che stanno mettendo a serio rischio pure le disponibilità personali, dopo aver determinato il quasi totale tracollo delle attività aziendali.
Vergogna, dovrebbero chiamarlo Palazzo d’ingiustizia, forti ed intransigenti con i deboli e deboli e transigenti con i Forti! La magistratura dovrebbe essere chiamata a rispondere e pagare…per tutti i casi d’ingiustizia ed i danni che crea alla brava gente