“Ci pignorano le case…”: al Consorzio di bonifica è grave emergenza stipendi

 
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Gela. “Andando avanti di questo passo, qualche lavoratore potrebbe commettere vere e proprie pazzie. Non riusciamo più ad avere alcuna lucidità”. Tra i sei e i sette mesi di ritardo nei pagamenti degli stipendi

in favore dei dipendenti, a tempo indeterminato e a tempo determinato, del Consorzio di bonifica di via Marconi, stanno creando un enorme tensione negli operatori.
“Siamo l’unico Consorzio in Sicilia – spiegano i rappresentanti sindacali della Flai Cgil Bartolo Di Dio e Antonio Pizzardi – così in ritardo con gli stipendi. Nonostante tutto, continuiamo ad essere presenti nelle campagne per assicurare l’erogazione idrica ai produttori. Ci sono forti responsabilità della direzione dell’ente”.
Il segretario generale provinciale della sigla sindacale Pino Pardo non risparmia critiche sulle modalità di gestione adottate dal direttore Vincenzo Caruso. “Ci sono difficoltà economiche a causa di fondi che non arrivano dalla regione – spiega – e, nonostante ciò, il direttore continua a ricorrere agli affitti delle automobili da utilizzare per il servizio, aumentando le spese. Il Consorzio è debitore per almeno un milione di euro nei confronti di diverse aziende che si occupano della manutenzione delle condotte irrigue in vetroresina. Perché, fino a qualche anno fa, lo stesso servizio veniva svolto dal personale interno e, adesso, si decide di proseguire sulla strada delle esternalizzazioni? Abbiamo già presentato un esposto all’assessorato regionale”.
Il direttore Vincenzo Caruso, comunque, preannuncia che replicherà per iscritto all’esposto depositato a Palermo. “Lo farò punto per punto – dice – in un momento di forte difficoltà economica, pensare ad azioni sindacali è veramente assurdo. In ballo, ci sono gli interessi dei produttori agricoli che pagano per un servizio. Anche io non ricevo lo stipendio da mesi ma nessuno ne parla”. Intanto, stando alla direzione del Consorzio di via Marconi, su un totale di tredici operatori precari che avrebbero dovuto sottoscrivere un contratto per cinquantuno giornate lavorative, solo in tre hanno accettato l’offerta.
Senza retribuzioni, molti lavoratori trovano serie difficoltà ad andare avanti. “Abbiamo perso la dignità – spiegano Antonio Tallarita e Emanuele Astuto – in molti, rischiano il pignoramento dei beni, compresa la casa. Con quale coraggio si può affrontare la reazione di una famiglia quando un operaio ritorna a casa senza una paga?”.
Proprio per queste ragioni, molti dipendenti hanno scelto di mettere in mora l’ente di via Marconi. “Non è una vendetta – dicono ancora Pardo, Pizzardi e Di Dio – stiamo reclamando un nostro diritto. I lavoratori a tempo indeterminato vantano sei mesi d’arretrato; quelli a tempo determinato ben sette. Qualcuno deve pur assumersi queste responsabilità. Purtroppo, ci troviamo davanti ad una classe politica, compreso il presidente Rosario Crocetta, che ci ha letteralmente dimenticati”.

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