Gela. A decidere sarà il presidente della Corte di appello di Caltanissetta, dopo che i giudici nisseni di secondo grado e la procura generale hanno detto sì alla richiesta formulata dal legale di difesa del ventiseienne Nunzio Di Noto.
Le armi scoperte dai poliziotti. L’avvocato Francesco Enia, infatti, ha chiesto la riunione del procedimento ad un altro, analogo, attualmente giunto proprio davanti ai giudici d’appello. Il giovane, insieme ad Ignazio Brivitello e Enzo Bruno Manfrè, ha impugnato il verdetto di condanna pronunciato lo scorso marzo dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Gela nell’ambito del procedimento scaturito dal blitz “Villaggio Aldisio”. I tre, tutti difesi dall’avvocato Francesco Enia, sono accusati di aver avuto la disponibilità di armi. Molte contestazioni caddero già in primo grado. Per Di Noto arrivò la condanna a cinque anni di reclusione, un anno e dieci mesi per Brivitello e un anno e due mesi a Enzo Bruno Manfrè. Proprio la difesa, ha subito sollevato una prima eccezione rispetto alla posizione di Nunzio Di Noto. Il giovane, infatti, sta sostenendo anche un altro giudizio di appello, sempre in relazione ad accuse legate alla disponibilità di un fucile a canne mozze e di una pistola calibro trentotto, che per la difesa sarebbe stata del tutto inutilizzabile, dato lo stato di usura. Per questo motivo, è arrivata la richiesta di riunione dei due procedimenti. Il difensore, già nell’altro giudizio, ha presentato una serie di documenti che riguardano perizie tecniche effettuate sulle armi ritrovate dai poliziotti in un podere di contrada Burgio. La decisione sulle richieste potrebbe arrivare già alla prossima udienza fissata per marzo.