I lavori alla diga foranea, l’ingegnere con il doppio incarico escluso dalla commissione di collaudo: respinto il suo ricorso

 
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Gela. Una vicenda risalente ad ormai quindici anni fa, tutta incentrata sui lavori da realizzare alla diga foranea del porto isola dopo la mareggiata del dicembre 2000. Il doppio incarico. I giudici del Tribunale amministrativo di Palermo, infatti, hanno respinto il ricorso e la relativa richiesta di risarcimento danni presentati dai legali dell’ingegnere Pietro Viviano. Il professionista era stato nominato tra i componenti della commissione di collaudo che avrebbe dovuto valutare l’esito degli interventi di protezione e consolidamento proprio della diga foranea. Venne però successivamente escluso con un decreto firmato dall’allora capo del Dipartimento della protezione civile. In sostanza, il professionista si sarebbe trovato in una posizione di incompatibilità dato che, allo stesso tempo, aveva accettato l’incarico di progettista degli interventi di ripristino del muro paraonde della diga foranea. Per i giudici amministrativi di Palermo, il provvedimento emesso dal capo del dipartimento della protezione civile fu legittimo, proprio davanti ad un doppio incarico che avrebbe consentito al professionista di ricoprire un ruolo di controllore, come membro della commissione di collaudo, e, allo stesso tempo, di controllato rispetto a lavori da lui stesso progettati, ovvero quelli di ripristino del muro paraonde. “Risulta, infatti, che il muro paraonde crollato – scrivono i giudici palermitani – il cui progetto di ricostruzione è stato affidato all’ingegnere Viviano, costituisce proprio il muro di contenimento, peraltro da sopraelevare, su cui poggia la diga foranea del porto di Gela, oggetto di opere di protezione e consolidamento, il cui collaudo finale era affidato ad una commissione di cui l’ingegnere Viviano era componente. In altri termini, sebbene la direzione dei lavori e il collaudo delle opere di ricostruzione del muro paraonde crollato siano stati affidati ad altri tecnici, è pur vero che, mantenendo l’incarico revocato, l’ingegnere Viviano si sarebbe ritrovato a collaudare opere complesse, ossia le opere di protezione e consolidamento della diga foranea a salvaguardia del porto industriale di Gela, realizzate quanto meno in aderenza e in appoggio ad un muro, da sopraelevare, la cui ricostruzione egli stesso aveva, nelle more, progettato”.

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