Gela. Sono procedure il cui iter negli anni ha sempre fatto fatica ad innestarsi a pieno ritmo. Si arrivò a stanziamenti ministeriali complessivi per trenta milioni di euro. Sulla messa in sicurezza delle due ex discariche industriali Cipolla e Marabusca persistono però non poche stasi e altrettante incertezze. I ritardi non sono mancati. Palazzo di Città, in assenza di personale interno che potesse occuparsene, rinunciò ad essere soggetto attuatore e tutto passò nuovamente in mano alla Regione. A Palermo, c’è voluto più tempo del previsto. Un ulteriore rup è stato nominato lo scorso maggio. Per Marabusca è iniziato un invio di note e atti al ministero. Il senatore grillino Pietro Lorefice sta seguendo sviluppi che in realtà fanno fatica ad ingranare. C’è più di qualche preoccupazione per la piega assunta e per i tempi dilatati. “Giorni fa – dice Lorefice – stranamente subito dopo le mie richieste, c’è stato un nuovo sopralluogo nel sito Cipolla. Adesso, è emerso che la vecchia caratterizzazione non metteva in rilievo i volumi degli inquinanti presenti e quindi è stata ufficialmente chiesta un’integrazione che dovrebbe essere coperta con somme non inferiori ai 340mila euro. Quello che più mi preoccupa però è che viene chiesto di sottoscrivere un ulteriore protocollo e che l’intesa passi dalla Conferenza Stato-Regioni. Tutto questo allungherebbe la durata delle procedure in maniera eccessiva. Chiederò un tavolo per capire come andare avanti”. Le due discariche, in passato usate per smaltire rifiuti pericolosi, prevalentemente del ciclo industriale, presentano elevate soglie di contaminazione, anche del sottosuolo. Negli anni però non si è mai attivato un percorso lineare di intervento, fino ai finanziamenti che Palazzo di Città ha ottenuto per un totale di trenta milioni di euro. La messa in sicurezza consentirebbe comunque di porre un argine ma non di bonificare in maniera capillare.
Il senatore Lorefice ha citato i due procedimenti nel corso della seduta di consiglio comunale di inizio settimana, dedicata proprio ai finanziamenti e ai progetti che non vanno avanti o che comunque sembrano marciare a ritmo tutt’altro che sostenuto. Un aspetto che certamente non è favorevole ad un territorio che ancora oggi risente degli impatti industriali e di ciò che hanno comportato. Ispra, nel rapporto sullo stato delle bonifiche dei siti contaminati italiani, redatto sulla base dei dati regionali, ha da poco rilevato che Gela esce dai primi venti Comuni perché i procedimenti in corso, rispetto ai dati del 2020, sono diminuiti facendo segnare un esito di -39.