Gela. “Un continuo esborso di soldi pubblici senza che si arrivi ad un risultato”. Tutto ciò che ruota intorno al porto rifugio, insabbiato da anni, diventa un vero e proprio caso, come emerge dalle parole del senatore grillino Pietro Lorefice. I primi fondi per i lavori urgenti furono stanziati anni fa, attraverso un accordo tra Eni, Comune e Regione. Da allora, non ci sono più stati i passi avanti attesi. Ancora oggi si aspetta la firma definitiva dell’accordo attuativo, autorizzato dal Comune ma che deve affrontare ulteriori slittamenti. “La Regione si è sempre dimostrata la vera palla al piede e continua a porsi in questo modo – aggiunge Lorefice – sono state autorizzate e condotte campagne di caratterizzazione delle sabbie spesso incomplete e predisposti interventi spot senza utilità. Tutto questo con i soldi dei cittadini. Ora vorrebbero rifarsi anche attraverso i soldi delle compensazioni. Il nostro porto rimane un’incompiuta. Senza dimenticare il famoso progetto della darsena commerciale poi definanziato da Palermo”. L’avvento dell’Autorità portuale della Sicilia occidentale dovrebbe servire a dare un impulso vero: si attende la firma dell’accordo attuativo anche se le cifre ballano parecchio. Si arriva ad ipotizzare un esborso anche superiore ai trenta milioni di euro soprattutto se le sabbie dovessero risultare contaminate. Palazzo di Città ha già fatto mettere nero su bianco che i costi ulteriori saranno a carico dell’Autorità del presidente Pasqualino Monti. “Ormai, è uno stillicidio di cifre e di numeri – continua Lorefice – l’Autorità, attraverso il suo presidente, ha sempre dimostrato serietà e competenza. Non appena ci saranno le condizioni per avviare gli interventi risolutivi sicuramente si procederà”.
I tempi però sfuggono alle previsioni. “Seguo queste vicende praticamente dall’inizio – conclude il senatore – sono pronto a qualsiasi confronto pubblico ma con atti e non con chiacchiere. Una cosa è certa, le soluzioni tecniche ci sono e si possono attuare. L’Autorità sta cercando di predisporre un intervento che possa assicurare, già prima dei lavori, una parziale agibilità del sito. Il porto rifugio inoltre non può diventare la scusa per elargire milioni di euro ad una singola discarica per lo smaltimento delle sabbie. Questo è escluso. Ci sono metodi che vanno in direzione opposta, con costi ridotti al massimo”. Di recente, il comitato pro-porto ha formalizzato una richiesta di incontro proprio all’Autorità.
Mentre a Gela non si fa un passo avanti per il porto a Palermo si presenta la grande infrastruttura portuale un investimento da 30 milioni marina yachting
Gela bagnata dal mare senza un porto