Gela. Un nuovo vertice ministeriale, almeno stando a quanto deciso lo scorso settembre sempre a Roma al termine dell’ultimo incontro sull’attuazione del protocollo di intesa Eni, dovrebbe tenersi entro il mese in corso.
Autorizzazioni e poche certezze. Le segreterie provinciali dei chimici attendono eventuali convocazioni ma sono pronte a incontrare anche i vertici di Enimed. “Il fronte delle esplorazioni e delle trivellazioni è ancora aperto – dice il segretario provinciale della Uiltec Maurizio Castania – dobbiamo comprendere a pieno le intenzioni dell’azienda, anche se ormai è chiaro che il progetto della piattaforma Prezioso K verrà sostituito da una centrale onshore”. Come deciso nelle scorse settimane, i sindacati locali dei chimici non hanno ammainato definitivamente la bandiera dello sciopero. “Tutto dipenderà da quanto ci verrà comunicato dai manager di Eni – continua Castania – se non si passa ad un’accelerazione, dopo il fermo del 2015 e del 2016, tutto sarà sempre più difficile, a partire da quanto sta accadendo con l’indotto. I quattrocento operatori del diretto di raffineria? Di certo, quella è una soglia che non va modificata. Noi siamo sempre pronti a incrementare il personale. Il confronto, per questo motivo, va esteso a Syndial e al Safety competence center”. Senza l’avvio dei primi cantieri, però, non sarà possibile garantire alcun tipo di numero occupazionale. “Come sindacato – dice ancora – siamo molto preoccupati soprattutto per quanto riguarda il rilascio delle autorizzazioni, sia a livello ministeriale sia sul piano regionale. E’ necessaria chiarezza e noi la chiederemo su ogni tavolo di confronto”. Quanto accaduto tra gli impianti del sito lombardo di Sannazzaro de Burgondi, con il vasto incendio di inizio dicembre, inoltre, non dovrebbe incidere sul prossimo futuro degli operatori gelesi di Eni trasferiti in quello stabilimento. “Purtroppo – conclude il sindacalista – la vicenda di Sannazzaro è emblematica. Dopo l’incendio nel sito lombardo, istituzioni, azienda e autorità sono riuscite a fare sistema senza pregiudicare investimenti e occupazione. Perché, invece, tutto questo non è mai accaduto in città?”.