Gela. I giudici di appello nisseni si sono riservati di decidere e lo faranno entro i prossimi novanta giorni. La pronuncia riguarderà l’azione avviata dalla difesa del pastore Maurizio Trubia che in primo grado subì la confisca di beni per un totale consistente, anche se secondo il legale che lo assiste anche l’entità del patrimonio non venne definito secondo parametri oggettivi. Trubia per gli inquirenti fu parte del clan di Cosa nostra e quei beni, compreso un ovile, sarebbero da legare ad attività illecite. Una tesi che l’avvocato Nicoletta Cauchi, difensore del pastore, ha sempre escluso. A maggio, la Corte d’appello ha confermato l’assoluzione nel procedimento ribattezzato “Redivivi 2”. Ua decisone analoga era stata emessa dal collegio penale del tribunale di Gela. In passato invece Trubia fu condannato per fatti legati sempre alle attività delle organizzazioni di mafia.
Nel corso del giudizio di appello successivo alla confisca disposta dal tribunale delle misure di prevenzione di Caltanissetta, sono state effettuate integrazioni alla perizia sui possedimenti di Trubia, per le difesa derivanti esclusivamente da attività lavorativa. Per la procura generale invece la confisca è da confermare. I giudici si pronunceranno.