Gela. E’ accusato dell’omicidio del ventottenne Davide Di Maria, freddato lo scorso settembre all’interno di un’abitazione del quartiere Molassana a Genova.
Lo scontro per la droga. Il trentaquattrenne gelese Guido Morso, da anni ormai residente in Liguria, adesso però cerca di difendersi, raccontando ai magistrati genovesi una versione diametralmente opposta. Ad uccidere Di Maria, non sarebbe stato lui, arrivato in quell’appartamento insieme al padre Enzo Morso, ma due amici della vittima presenti durante i convulsi momenti. Mentre i colpi esplosi dalla pistola impugnata dall’indagato sarebbero andati a vuoto, Marco N’Diaye e Cristian Beron, gli amici tirati in ballo, avrebbero accoltellato Di Maria, provocandogli le ferite mortali. Una ricostruzione certamente diversa rispetto a quella fino ad ora trapelata durante le indagini. In base a quanto ricostruito dai poliziotti della mobile di Genova e dai magistrati della procura, dietro alla morte del ventottenne ci sarebbe stata una storia di droga, debiti non saldati e il tentativo di prendersi alcune piazze di spaccio. Adesso, però, Guido Morso racconta un’altra presunta verità. Il trentaquattrenne si consegnò dopo alcune ore di latitanza, così come il padre Enzo Morso, ritenuto tra i punti di riferimento di cosa nostra gelese in Liguria.
(foto Secolo XIX)