Gela. Nelle stesse ore della visita in città dell’assessore regionale Francesco Scarpinato, che ha avviato un monitoraggio dei siti archeologici locali, da Open Fiber fanno sapere che continua ad esserci la volontà di completare la musealizzazione della necropoli di via Di Bartolo ma serve un supporto. “Open Fiber ha tutta l’intenzione di portare a compimento il progetto di musealizzazione della necropoli di via Di Bartolo. A maggior ragione in questa fase, a un passo dalla realizzazione, con fondi propri e nella prospettiva di creazione di valore condiviso col territorio, di uno spazio espositivo in grado di dare lustro alla città e alla sua storia millenaria. È tuttavia necessaria la piena collaborazione di tutti gli attori coinvolti direttamente e indirettamente nella costruzione del museo all’aperto. I lavori di posizionamento della griglia metallica, manufatto fondamentale per la conservazione delle opere nel loro sito originario, sarebbero dovuti iniziare nelle scorse settimane. Tuttavia, proprio nelle ore precedenti all’avvio delle attività debitamente comunicate agli enti interessati, Open Fiber è stata destinataria di una nuova prescrizione che comporterebbe un ulteriore e non sostenibile esborso economico, già oggi di molto superiore a quanto preventivato tra progetto iniziale e successiva variante, materiali, manodopera, sorveglianza archeologica insieme ad altre voci di spesa. Senza contare che i contratti con la ditta esecutrice, a sua volta addirittura destinataria di una diffida, sono stati stipulati ben prima dei noti effetti economici seguiti alla guerra in Ucraina, accordi per giunta mai ritoccati grazie alla sensibilità della stessa azienda. È sempre opportuno ricordare che Open Fiber ha lanciato questa opera in modo volontario e ben oltre le prassi che regolano la sostenibilità tecnica ed economica collegata alla gestione dei ritrovamenti archeologici nel corso di cantieri per infrastrutture di rete. Non a caso, in Sicilia ma non solo, progetti come quelli stilati per via Di Bartolo sono particolarmente rari: di solito i reperti vengono infatti consegnati alle autorità con la copertura quasi contestuale dello scavo”, fanno sapere dall’azienda. Il gruppo consiliare di FdI ha presentato un’interrogazione sul caso, trattata in settimana in aula.
“In merito ai ritardi registrati basti sottolineare che dall’estate 2020 ad oggi l’area è stata interessata sia da un duplice sversamento di liquami fognari con le conseguenti bonifiche, insieme ai reiterati tentativi di attribuzione delle responsabilità di quegli eventi a Open Fiber poi smentiti dalle evidenze, sia dalla complessa e prolungata operazione di ricollocazione di due infrastrutture di rete appartenenti ad altri gestori per ovvi motivi di sicurezza. Nonostante questo, rimane ferma la volontà dell’azienda di concludere il museo all’aperto di via Di Bartolo e donarlo alla città, con il contributo fattivo di soggetti istituzionali o imprenditoriali del territorio. In caso però persistano atteggiamenti e richieste che riteniamo assolutamente in contraddizione con questa iniziativa no profit, Open Fiber si vedrà costretta ad affidare i reperti agli enti preposti e a ritirare il progetto, non certo per una sua infondata quanto fantasiosa inadempienza”, viene riportato in una nota della società.