Gela. Un piano di risanamento troppe volte non osservato, nonostante gli obblighi normativi. Il responsabile della Riserva Biviere Emilio Giudice, da anni e su più tavoli istituzionali rilancia la questione. Dai progetti di Eni a quelli del ciclo dei rifiuti passando per nuovi insediamenti industriali, il piano per Giudice non può che essere attuato. Un concetto ribadito anche per l’iter, da poco avviato, dell’eventuale ampliamento della discarica Timpazzo. Ad inizio agosto, i responsabili di Impianti Srr, l’in house che gestisce il sito di conferimento, hanno inoltrato gli atti tecnici agli uffici regionali che conducono l’istruttoria. La previsione è di realizzare le vasche F e G. Attualmente, la piattaforma integrata si sviluppa intorno al sistema Tmb e alla vasca E. Sono invece ormai dismesse le vasche A-B e C-D, in capo ad Ato Cl2. L’ampliamento, in base ai dati indicati nei report di Impianti, garantirebbe “una capacità abbancabile di due milioni di metri cubi”. Un rafforzamento netto del sistema integrato di Timpazzo. “Lo scopo di questa progettazione è quello di fornire il territorio comprensoriale afferente alla Srr 4 Cl Sud, di una dotazione impiantistica all’avanguardia, rientrante nelle migliori tecnologie disponibili, in grado di soddisfare le necessità dei Comuni soci e di assorbire le eventuali emergenze locali o regionali future”, si legge nella relazione trasmessa all’assessorato regionale territorio e ambiente. La documentazione è stata trasmessa anche alla Riserva Biviere. “La posizione è del tutto negativa – dice Giudice – avevo già riferito queste conclusioni agli enti e alle società che si occupano del progetto. Non si possono realizzare opere di questo tipo, così impattanti, in aree di vincolo. E’ vietato. Inoltre, è del tutto in contrasto con ciò che prevede il piano di risanamento. Non si può andare avanti violandolo sistematicamente”. Giudice fa anche un passo indietro nelle fasi che portarono ai primi interventi per Timpazzo. “Già in quel caso ci furono violazioni e si procedette in deroga. Ci dovevano essere compensazioni per il territorio che non si sono mai viste”, aggiunge. Secondo il responsabile della Riserva, il territorio locale è già sovraesposto. “Ha pagato nel passato e non può continuare a pagare – precisa – non è possibile cumulare tutte queste pressioni su un unico territorio. Sarebbe una grave violazione non solo normativa e giuridica ma anche morale”.
Certezze vere, ad oggi, non ce ne sono sull’eventuale conclusione favorevole del procedimento in corso alla Regione. I funzionari di Impianti hanno attivato l’iter proprio per capire se possano essercene i presupposti. “Tale dotazione risulta indispensabile al fine di rendere autonomo il territorio, ma è anche in linea sia con i contenuti del piano d’ambito che con le linee programmatiche del Nuovo Piano Regionale dei rifiuti, anche in previsione di future eventuali fusioni con altre Srr di territori limitrofi”, riporta la relazione trasmessa dalla società in house.