Venne incendiato suv di una famiglia di esercenti, una condanna e due assolti

 
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Immagini di repertorio

Gela. Risalirono ai presunti mandanti e all’esecutore materiale tra i risvolti dell’inchiesta “Boomerang”. I carabinieri che indagavano su un vasto giro di droga ricostruirono infatti anche la dinamica del rogo di un suv Nissan, andato in fiamme in via Pitagora. Era nella disponibilità del figlio di una coppia di esercenti, titolari di un’attività commerciale. Per quei fatti, il giudice Marica Marino ha disposto la condanna per Salvatore Graziano Biundo. Un anno e tre mesi di reclusione. Per l’accusa, sarebbe stato lui stesso ad appiccare le fiamme. La richiesta della procura, corroborata da immagini video e da un referto del pronto soccorso di quella stessa notte, era di un anno e otto mesi, così come indicato dal pm Sonia Tramontana. L’accusa infatti ha confermato il coinvolgimento di Biundo che ha diversi precedenti penali alle spalle. La difesa, sostenuta dal legale Salvo Macrì, ha invece messo in forte discussione le conclusioni del pm. Per il legale, non ci sarebbe alcuna riconducibilità diretta tra quei fatti e Biundo, che poi quella notte si presentò al pronto soccorso non per ferite riportate a seguito del rogo, così è stato spiegato. Invece, il pm non ha individuato elementi utilizzabili per ritenere che siano stati coinvolti gli altri due imputati, Rocco Carfì (a sua volta coinvolto nel blitz “Boomerang” insieme a Biundo) e Karol Antonuccio. Difesi dal legale Flavio Sinatra, per loro è stata chiesta e poi pronunciata l’assoluzione. Gli inquirenti erano arrivati a loro valutando il contenuto di intercettazioni condotte per l’indagine “Boomerang”. Le difese però si opposero all’utilizzabilità ottenendo l’esclusione di quel materiale probatorio.

Secondo gli investigatori, l’incendio sarebbe stata una ritorsione a danno degli esercenti e del figlio, per condizioni di lavoro ritenute non adeguate imposte ad Antonuccio, commessa nel loro esercizio commerciale. Lei, è stato spiegato, si sarebbe lamentata e Carfì, per gli investigatori, avrebbe chiesto a Biundo di intervenire appiccando il rogo. Una ricostruzione che per i due assolti non ha trovato conferma nel dibattimento.

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