“Assistenti sociali inattendibili”: avvocato nega le minacce di morte di una donna

 
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Gela.
“Hanno concordato le dichiarazioni da rendere davanti al giudice, voglio che venga verbalizzato”. Clima molto teso in aula nel corso del processo aperto a carico di Rosaria Romano, una donna accusata di aver pesantemente minacciato tre assistenti sociali in forza a Palazzo di Città.

L’avvocato Carmelo Tuccio, difensore della donna finita davanti al giudice Antonio Fiorenza, non ha usato mezzi termini. Almeno due assistenti sociali sentite in aula avrebbero, appositamente, organizzato la loro deposizione di modo da rafforzare le accuse mosse contro l’imputata scambiandosi le rispettive opinioni poco prima di testimoniare.
Le assistenti sociali si difendono e smentiscono le accuse. “Facciamo il nostro lavoro egregiamente e confermiamo tutto quello indicato nella querela. Siamo ligie al lavoro. Ci riserviamo di denunciare per diffamazione i colpevoli”.
Le minacce sarebbero state pronunciate nel febbraio di tre anni fa. La donna, infatti, si sarebbe recata negli uffici del settore servizi sociali del municipio per avere informazioni sul figlio minorenne trasferito in una struttura protetta. Urla e tensione avrebbero indotto una delle assistenti sociali a sbattere violentemente la mano sulla propria scrivania, provocandosi diverse ferite.
“La signora Romano – ha ammesso in aula la donna che presentò denuncia per quei fatti – voleva a tutti i costi che la portassimo dal figlio per farlo uscire dalla comunità protetta. Le spiegammo che non era possibile. Per tutta risposta, ci minacciò di morte. Voi siete morte, ripetè”.
Una versione contestata dal legale di difesa che, addirittura, ha sottolineato come nella denuncia sporta subito dopo i fatti non si fosse mai fatto riferimento a frasi minacciose. “Come mai – ha chiesto l’avvocato Tuccio alla teste – lei ricorda queste minacce solo a tre anni di distanza e, per di più, in aula dopo aver conversato con una delle sue colleghe appena sentite?”.
Dubbi che, alla fine, il giudice Fiorenza ha concesso di porre per iscritto e verbalizzare. Adesso, la sorte dell’imputata potrebbe conoscersi a conclusione della prossima udienza già fissata dal giudice.

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