Gela. Una linea rigida, quella dei revisori dei conti, che anche sui finanziamenti non trova un riscontro univoco nella disciplina contabile. Ne è certo l’ex vicesindaco Terenziano Di Stefano. L’esponente civico fu alla guida del settore sviluppo economico che nell’arco di oltre tre anni mise insieme una lunga sequenza di decreti per stanziamenti collocati in diversi programmi a copertura dei progetti presentati dall’amministrazione comunale. Ieri, si è tenuta una conferenza dei capigruppo consiliari, aperta agli stessi revisori, all’amministrazione, al dirigente finanziario e al segretario generale. Per i revisori anche le variazioni di bilancio a garanzia di diversi progetti già in stato avanzato non possono trovare parere favorevole. Il consiglio comunale è chiamato a pronunciarsi ma per i revisori non ci sono le condizioni contabili per dare l’assenso alle variazioni, essenziali per non perdere il treno di una decina di progetti. “Una prima considerazione mi sembra doverosa – dice Di Stefano – spesso si legge che l’amministrazione comunale tiene riunioni con i consulenti che seguono le fasi della crisi finanziaria. In realtà, questi consulenti è come se non esistessero. Non c’è mai stato un incarico formale. Non possono rilasciare un eventuale contro-parere, rispetto alle conclusioni dei revisori. Come può la politica mettere in dubbio quello che sostiene un organo tecnico se non ha il conforto di professionisti che possano esprimersi ufficialmente? Quindi, invito il sindaco a non dichiarare più che l’amministrazione ha dei consulenti. Perché, i confronti informali o le telefonate fatte al bar non servono a nulla. Ho l’impressione che anche questi presunti consulenti abbiano perso la fiducia mentre i revisori sono liberi di decidere seguendo solo il loro parametro di riferimento”. Per Di Stefano, inoltre, la giunta potrebbe rompere gli indugi. “Per atti urgenti e queste variazioni lo sono perché entro fine anno bisogna rendicontare per non perdere il finanziamento e restituire le somme già ricevute – spiega ancora – la giunta può approvare le delibere che poi entro sessanta giorni dovranno essere ratificate dal consiglio. Non capisco perché non si proceda in questa direzione”. Su un piano più tecnico, l’ex assessore è convinto che la direzione imposta dai revisori non sia quella giusta. “Il parere negativo alle variazioni viene preannunciato perché secondo il collegio dei revisori nell’anno dello stanziamento del finanziamento si sarebbe dovuto procedere con le determine di accertamento, almeno per i progetti finanziati con decreto fino al 2021, dato che successivamente vennero emesse le determine. Ma le determine non possono essere un fattore decisivo. Tutti i progetti per i quali si prevedono le variazioni di bilancio sono poi stati inseriti nel piano triennale delle opere pubbliche. A questo punto, non capisco il parere favorevole reso dai revisori al piano triennale del 2022. Adottano criteri differenti? La normativa stabilisce inoltre che confluiscano nel bilancio di previsione, con i relativi capitoli di entrata e uscita. Il piano triennale e il bilancio sono sicuramente strumenti sovraordinati ad una semplice determina rilasciata nel rapporto tra i settori interessati al finanziamento e quello del bilancio. Essendo la copertura delle spese costituita da entrate esigibili nel medesimo esercizio in cui sono esigibili le spese correlate, nel bilancio di previsione gli stanziamenti di entrata e di spesa sono iscritti distintamente con imputazione ai singoli esercizi di esigibilità partendo proprio dal piano triennale delle opere pubbliche. Mai si parla di accertamento del decreto come atto fondamentale”. L’esponente di “Una Buona Idea”, infine, sottolinea che “la suddivisione delle somme rispetto alle annualità viene stabilità dai vari cronoprogrammi che si presentano prima di ricevere il finanziamento”. In assenza di un vero contraltare tecnico, per Di Stefano i revisori stanno dando una chiave di lettura che rischia di far precipitare l’asse dei progetti. “Se si perdessero anche questi finanziamenti – continua – le conseguenze sarebbero devastanti. Parliamo di cantieri già partiti che rimarrebbero irrealizzati. Inoltre, con obbligazioni già formalizzate, le aziende avrebbero campo libero per chiedere risarcimenti al Comune e il danno finanziario sarebbe enorme”.
Le conclusioni sono tutt’altro che tenere. “Se ci fossero stati veri consulenti nominati – conclude – non ci saremmo trovati in questa situazione. Peraltro, si può dire la stessa cosa sul disavanzo emerso che ritengo possa essere decisamente inferiore a quello che è stato definito. La prossima amministrazione dovrà compire una verifica a trecentosessanta gradi. E’ grave anche quello che sta accadendo con il finanziamento per Montelungo. Abbiamo lavorato in maniera precisa e ora il governo nazionale taglia la linea per lo stanziamento. Questo è quello che ha deciso il governo Meloni per il nostro territorio. E’ una conseguenza dovuta anche all’eccessivo attendismo del dirigente che avrebbe potuto procedere ben prima, evitando questi rischi. Non vorrei che una situazione analoga si venga a creare anche per il finanziamento del secondo tratto del lungomare. Procedemmo infatti sulla stessa linea di finanziamento prevista per la riqualificazione di Montelungo. Tanti sforzi rischiano di risultare vani”.