Gela. Smentire una notizia già nota a tutti gli addetti ai lavori, salvo poi confermarla appena un’ora dopo con un post sulla pagina Fb della squadra.
Quanto successo con il Gela Calcio e il ripescaggio in Eccellenza è la visione plastica di come ad oggi, a tutti i livelli, si pensi ai giornalisti semplicemente come passacarte, amplificatori acritici di veline o di comunicati stampa.
Succede perciò che chi invece fa il proprio mestiere come andrebbe fatto viene visto come un problema, un disturbo da mettere a tacere, una voce fuori dal coro da smentire perchè non “ufficiale”.
Ma facciamo un passo indietro e proviamo a ricostruire quanto accaduto. Alle 11 di ieri il Quotidiano di Gela lancia sul sito l’ammissione del Gela Calcio in Eccellenza. Non c’è ancora la comunicazione ufficiale della Lega Nazionale Dilettanti Sicilia, ma i giochi sono fatti da tempo senza ombra di dubbio, come confermato dalle fonti ufficiali contattate dalla redazione.
Una bella notizia insomma che, a giudicare anche dai commenti all’articolo scatena la gioia dei tifosi che da anni aspettavano il ritorno dei biancazzurri nel calcio che conta.
Di lì a poco ci si aspettava anche la conferma ufficiale della società che invece, anziché gioire assieme ai propri tifosi, pubblica sulle proprie pagine social una smentita della notizia, arrivando addirittura a dissociarsi dalla testata che l’aveva pubblicata.
Un corto circuito della comunicazione amplificato dalla conferma ufficiale del ripescaggio arrivata dalla Lega e dal successivo post della società che esulta come se fino a poco prima non fosse successo nulla.
Una comunicazione “bipolare” che ha scatenato l’indignazione di diversi addetti ai lavori e di tanti giornalisti sportivi che hanno espresso solidarietà alla testata gelese, rea semplicemente di aver fatto il proprio lavoro.
È triste ammetterlo, ma quanto successo con il Gela Calcio rappresenta di fatto la misura dei rapporti con l’informazione in città, in tutti i campi, dalla politica allo sport. Succede così che se si denunciano cose che non funzionano, disservizi o disagi, per l’amministratore o il politico di turno il giornalista si trasforma immediatamente in avversario politico. Se chi scrive di giudiziaria racconta, atti alla mano, di condanne passate in giudicato deve aspettarsi anche una querela dal condannato semplicemente per aver scritto la verità.
Una deriva mediatica, spesso giustificata dal fatto che “bisogna provare a fare squadra”, “perchè dobbiamo lanciare messaggi positivi”, “perchè bisogna parlare solo di cose belle”.
Rimane da chiedersi allora, se anche le buone notizie adesso vengono smentite, perchè disturbano, che senso ha continuare a fare i giornalisti? Un unico senso probabilmente, la libertà di raccontare la verità senza condizionamenti, un privilegio che ancora pochi possono mantenere e per cui vale ancora la pena lottare, finche sarà possibile.
Mi associo alla Società GELA CALCIO.
E’ ufficiale? allora lo scrivi.. non lo è aspetta che lo sia.
STOP. Ormai i giornalisti non fanno più i giornalisti ma fanno solo a gara a chi la spara prima e più grossa.