Gela. Sono attesi da anni mentre il porto rifugio rimane praticamente tagliato fuori da ogni via commerciale e non solo. I lavori di dragaggio e per gli interventi nel braccio di ponente da alcuni mesi sono legati a doppio filo alla firma del governo regionale che deve validare definitivamente l’accordo attuativo, già sottoscritto dall’amministrazione comunale e dall’Autorità portuale della Sicilia occidentale. Il capitolo finale non è stato ancora scritto. Da Palermo sono attese buone nuove, ad oggi non pervenute. La prefettura di Caltanissetta, da tempo, segue tutte le vicende che si concentrano intorno al porto e ai tanti iter andati troppo spesso a vuoto. Proprio la prefettura e l’Autorità portuale, che avrà la piena gestione dei siti locali, hanno intanto dato forma ad un protocollo di legalità. Quelli per l’infrastruttura locale, con costi che sono aumentati e saranno quasi per intero sostenuti dall’Autorità della Sicilia occidentale, saranno lavori sottoposti a controlli assai stringenti, sia per evitare illeciti corruttivi sia soprattutto per prevenire qualsiasi infiltrazione della criminalità organizzata, nel ciclo delle attività e in quello della manodopera.
Le organizzazioni sindacali confederali e di settore, Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, e l’ispettorato, sono chiamate a far parte del gruppo di monitoraggio, attraverso la costituzione di un “tavolo dei flussi di manodopera”. Ogni fase sarà sottoposta ad attento vaglio, con la verifica delle relative informative antimafia per le aziende che opereranno nel cantiere, una volta che l’appalto sarà bandito. Prefettura, Autorità, sindacati e istituzioni locali vogliono lavori estranei a qualsiasi anomalia, prevenendo possibili mire della criminalità. Il protocollo è destinato, a breve, alla firma di tutte le parti coinvolte.