Gela. I principali indagati nell’inchiesta sul tentato omicidio di Borgo Manfria hanno scelto di rivolgersi ai giudici del riesame di Caltanissetta. Sono stati depositati i ricorsi. Misure di custodia cautelare in carcere sono state emesse per Orazio Pisano e per il figlio Giuseppe Pisano. Secondo gli inquirenti, sarebbero il mandante e l’esecutore materiale del tentato omicidio. Carmelo Palmieri fu raggiunto da colpi di arma da fuoco. Per i pm della procura locale, l’azione scattò perché i Pisano avrebbero voluto il controllo completo sulla zona rurale tra Borgo Manfria e contrada Mangiova. Avrebbero imposto il pagamento di somme di denaro a Palmieri e ad altri operatori del settore. Padre e figlio (difesi dai legali Giacomo Ventura e Tommaso Vespo), davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia, non hanno parlato, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Le difese cercheranno di avere riscontri in fase di riesame, nel tentativo di arrivare a misure meno afflittive. Si trova ai domiciliari invece il settantenne Gerlando Salamone, accusato di avere avuto la disponibilità di armi e munizioni. Rappresentato dal legale Giacomo Ventura, davanti al gip si è difeso respingendo gli addebiti mossi dalla procura. Gli spari di contrada Borgo Manfria risalgono a due anni fa. Partì un’inchiesta condotta dai carabinieri che ha poi portato alle misure. Sono emerse ulteriori vicende e un contrasto interno alla famiglia Pisano, alla base dell’incendio di un’attività casearia, condotta da Emanuele Pisano, fratello di Orazio e a sua volta indagato ma a piede libero.
Davanti al gip, non hanno risposto anche Fabio Russello e Vincenzo Alberto Alabiso, ritenuti responsabili di furti, compreso quello dell’auto usata poi per il tentato omicidio. Sono difesi dal legale Nicoletta Cauchi. In totale, i coinvolti sono nove.