Gela. Dopo quello di inizio mese, nuovo confronto, nelle scorse ore, tra le segreterie provinciali di Filctem, Femca e Uiltec e i vertici di Enimed.
Verrà convocato un nuovo vertice. Il sindacato, infatti, mira ad ottenere un quadro preciso degli investimenti più volte confermati dal gruppo Eni, soprattutto a livello di attuazione tecnica. Da quanto emerge, i manager della multinazionale hanno confermato che la scelta di rinunciare alla piattaforma Prezioso K, optando per una centrale on shore, non avrà alcun tipo di ricaduta negativa sugli investimenti già delineati nel protocollo d’intesa del novembre di due anni fa. “Per i responsabili di Eni – spiega il segretario provinciale della Filctem Cgil Gaetano Catania – non cambia nulla. Anzi, la scelta di rinunciare alla piattaforma si lega alla volontà di evitare possibili impatti ambientali, aprendo ad una maggiore partecipazione delle aziende locali, altrimenti tagliate fuori dai processi realizzativi della Prezioso K”. Il tavolo di confronto, oltre ai segretari Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania, è stato aperto alle rsu del gruppo. Un vertice piuttosto lungo che, peraltro, non ha consentito ai chimici della “triplice” di partecipare alla seduta di consiglio comunale, incentrata sulla questione Eni, tenutasi ieri sera a Palazzo di Città. “Purtroppo, non è stato possibile partecipare – dice lo stesso Catania – proprio perché la riunione tecnica si è prolungata. Peraltro, abbiamo deciso di fissare un nuovo incontro, con l’obiettivo di toccare quei punti che non è stato possibile valutare”.
Lo sciopero degli operatori Eni. Intanto, i sindacati confermano lo sciopero di otto ore, fissato a livello nazionale, con l’obiettivo di contestare il mancato rinnovo del contratto del settore energia, che riguarda direttamente gli operatori della multinazionale. Così, il 28 ottobre si fermeranno anche i dipendenti locali, sia per quanto riguarda gli impianti di raffineria sia per quelli di Enimed. “In ogni caso – precisano i sindacati – verranno assicurati i presidi di sicurezza”.