Gela. Saranno prodotte ulteriori sentenze, definitive, emesse da diverse autorità giudiziarie, a riprova del coinvolgimento soprattutto di due cugini catanesi accusati di aver organizzato una rete fitta ed estesa di rapine in istituti di credito siciliani. Due colpi si registrarono in città. I rapinatori entrarono in altrettante filiali della banca Sant’Angelo, tra aprile e luglio del 2008. Furono oltre un centinaio le azioni messe a segno sull’isola, tutte in filiali bancarie. In settimana, davanti al collegio penale del tribunale, sono stati sentiti diversi testimoni. Un poliziotto, alcuni clienti di una delle filiali cittadine rapinata e una dipendente. Di fatto, hanno confermato che ci fu la rapina ma non sono emersi troppi particolari sull’identità di chi agì. Pare che i rapinatori minacciarono un cliente, puntandogli contro un coltello. In questo filone processuale, le contestazioni sono mosse ai cugini catanesi Sebastiano Tasco e Maria Rosa Tasco e a Marco Rapisarda. I cugini sono ritenuti menti anche delle rapine in città mentre Rapisarda avrebbe preso parte all’azione di luglio del 2008. I testimoni, davanti al collegio penale del tribunale, hanno risposto alle domande del pm della procura e dei legali degli imputati. Per la difesa di Rapisarda, rappresentata dall’avvocato Salvo Macrì, non ci sarebbero riscontri concreti per ritenere che sia stato lui a rapinare l’istituto di credito.
La base logistica pare fosse nel quartiere etneo San Leone. I due Tasco, secondo quanto hanno già spiegato gli investigatori che si occuparono dell’inchiesta, avrebbero assoldato soprattutto minorenni, incensurati. I rapinatori agivano anche a volto scoperto e i Tasco, in molti casi, monitoravano con una loro presenza nella zona scelta per colpire. E’ inoltre emerso che Sebastiano Tasco conosceva bene il territorio locale, lavorando come ambulante nei mercati. In aula, si tornerà nei prossimi mesi. Il procedimento va verso la decisione.